«Pensavo di odiarti perché mi hai fatto soffrire, pensavo di poterti guardare negli occhi e dirti che sei uno stronzo, che di te non mi importava niente ed ora meno che mai... ero convinta di questo fino a quando avvicinandomi e guardandoti negli occhi ho capito che ti amo ancora.»
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«Nel marzo ebro di sole il grande arbusto | in mezzo al prato si coprì di gialli | fioretti: le novelle accese rame | salenti e ricadenti con superba | veemenza di getto dànno raggi | e barbagli a mirarle; e tu quasi odi | scroscio di fonte uscir da loro; e tutta | la Primavera da quell'aurea polla | ti si versa cantando entro le vene.»
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«Quando tu venisti, una notte, verso il suo letto, al buio, | e le dicesti, piano, già sopra di lei: Non ti vedo, non ti sento. | E la ghermisti con artiglio d'aquila, e tutta la costringesti nella tua forza | riplasmandola in te con tal furore ch'ella perdette il senso d'esistere. | E uno solo in due bocche fu il rantolo e misto fu il sangue e fu il ritmo perfetto, | e dal balcone aperto la notte... »
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«Nel paese di mia madre v'è un campo quadrato, cinto di gelsi. | Di là da quel campo altri campi quadrati, cinti di gelsi. | Roggie scorrenti vi sono, fra alti argini, dritte, e non si sa dove vanno a finire. | La terra s'allarga a misura del cielo, e non si sa dove vada a finire. | | Nel paese di mia madre v'han ponti di nebbia, che il vento solleva da placidi fiumi: | varca il sogno quei ponti di... »
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«Vedova, lavorò senza riposo | per la bambina sua, per quel suo bene | unico, da lo sguardo luminoso; | | per essa sopportò tutte le pene, | per darle il pan si logorò la vita, | per darle il sangue si vuotò le vene. -... »
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«Il dono eccelso che di giorno in giorno | e d'anno in anno da te attesi, o vita | (e per esso, lo sai, mi fu dolcezza | anche il pianto), non venne: ancor non venne. | Ad ogni alba che spunta io dico: "È oggi": | ad ogni giorno che tramonta io dico: | "Sarà domani". Scorre intanto il fiume... »
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