«Signor Presidente, signor giudice a latere, gentili signore e signori giudici popolari, ho partecipato con ogni diligenza a questo processo, perché ne va della mia vita, per così dire. Non dirò della mia vita futura; ma piuttosto della passata, più cara e vulnerabile. Nelle pagine che seguono vi affido alcune delle informazioni e degli argomenti che mi sono stati suggeriti dallo svolgimento del processo. Sono troppe pagine, e insieme troppo poche, per quello che vorrei dire. Inoltre, poiché cercano di rispondere alle argomentazioni finali delle varie accuse, sono affrettate e disordinate. Di questo mi vorrete scusare.»
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«Perché è così difficile assicurare il tiranno vivo a una cella per il resto dei suoi giorni? In verità, si direbbe che il tiranno, l' arte del tiranno, sia ancora troppo affascinante agli occhi di tanti suoi nemici. Assicurarlo a una prigione normale, senza privilegi e senza torture, una prigione mediocre - questo si addirebbe alla democrazia. La si vuole esaltare, invece, in una cerimonia stupefacente, un carnevale della ferocia detronizzata, un Saddam Hussein appeso prima per il collo poi per i piedi, per così dire, davanti agli stessi occhi che si abbassavano terrorizzati dal suo arbitrio.»
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«La peggiore delle tirannidi non è quella che uccide i suoi sudditi: è quella che arriva a impedire loro perfino di uccidersi.»
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«Dire qualcosa sul carcere, sulla giustizia, sui tossicodipendenti e sui recidivi? Ricordare che Dio, quando vuole la rovina di qualcuno, lo manda fuori di testa? Mi accontenterò di consigliare la lettura di Oscar Wilde...»
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