Alberto Jess

«Ti ricordo seduto con un libro in mano; | ti scorgo ancora col pensiero, lo sai? | | Sulla copertina gialla leggo "Umano, troppo umano". | Continua a leggerlo, ti prego. | | Ti voglio raccontar questo ricordo seppur sia vano: | ti parlo ancora nella mia testa, lo sai? | | Nietzsche aveva ragione: l'uomo è umano, troppo umano, | ma per me tu sei andato oltre. Abbracciami, ti prego.»

VOTI: 2

«Il continuo oltraggio a me uomo, | essenzialmente perpetua galera | d'un'idea libera di volare. | | Vivere in catene, | fine dell'umana speme.»

VOTI: 2

«Stampa confusa di tinte | Fredde come d'inverno e | Come all'inferno calde. | | Troppo acquerello su un castello | Di carta: haec vita est?»

VOTI: 2

«Ma le lascive fanciulle | colle languide ciglia | e le chiome legate, | si specchiano anch'elle | tra le stelle beate? | | Le mielose fragranze | delle loro vesti attillate; | le leggiadre dee delle | steppe alate son forse | tra noi uomini tornate? | | Quelle candide bocche | sorridono ancora, | e son fontane di gioia | che si rendon più | fresche ora dopo ora.»

VOTI: 2

«La mia palpebra | come acqua | e cemento armato. | | Non tiene scritta | ma tutto ha ricordato.»

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«La pepita d'oro a un sol gioiello darà forma, | sul terreno i passi imprimono un'unica orma; | così le nostre vite seguono un solitario filo. | | E del blocco di marmo della nostra esistenza | resterà un'unica statua, le altre non saranno mai.»

VOTI: 2

«La legna è invecchiata, | il plettro d'Empedocle | l'ha ormai consumata | in un prezioso falò. | | Ne restano le ceneri, | brandelli di braci incolte, | come in biondi capelli | la forma di trecce sciolte. | | Ed io e voi, commilitoni, | viviamo allo stesso modo: | bruceremo la vita in fiamme | e ci riconosceranno solo | | attraverso l'aroma grigio | di ceneri in un focolare.»

VOTI: 1

«Io Saturnalia, | volsi lo sguardo al vento. | La sfilata già s?esibiva ad est, | mentre io cancellavo nuvole | con la mia spugna all?orizzonte. | Quella turba gracchiante, cenere. | Il posto d?eroe non c?era, ne ci fu mai. | Noi che battezzavamo i campi, | mai trovando gli Elisi. | Io Saturnalia. | Ma l?isole Fortunate, i lidi beati, | Gli dei soffocarono in orge.»

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«Pioggia battente dalle chiome silvestri | sul silente tappeto dei nostri maestri. | Vita di clorofilla, che secca alla caduta: | vita una scintilla, che presto torna muta. | Giù per il precipizio, scender non salire; | sembrar vivi è l'attimo prima del morire.»

VOTI: 1

«Svenala nell'ombra del mare, | questa tua voglia d'abbracciare | la lascivia ingenua del vento | tra le labbra d'un momento. | Strozza la luce delle Pleiadi in cielo: | soffoca la fuggente Taigete nel velo.»

VOTI: 1

«Dicono l'aurora sia un canto per la bellezza | e che la sabbia sia poesia delle ore perdute. | Nelle ciliegie di maggio il rosso di labbra, | i mille capelli che s'immergono nel sole. | Sta sbocciando in un fiore di smeraldo | e rubino, questa timida gemma divina.»

VOTI: 1

«Striscia la mano, serpente su tela. | Attanaglia i colori, tremula chela. | È tardi, gli occhi si son coricati: | rimane l'impronta di regni dorati. | Ma questa mia penna, il tuo pennello, | battono ciechi all'immortale cancello.»

VOTI: 1

«Abbraccio di pietra, sabbia d'orchidee. | La notte più tetra, nel nido delle dee. | Pellegrini del piacere e ladri di rose: | schiavi del tempo dalle mani rugose. | E la sete che ho, quella resta eterna | come l'ombra celata in questa caverna.»

VOTI: 1

«Calcedonio su distese cerulee di cielo, | han lasciato le foglie i rami del melo. | Ore di luna, sonetti composti a bei volti, | parvenze di tramonti dai tiepidi risvolti. | Ispirato dall'ombra che sfuma i contorni, | nostro per sempre, più forte dei giorni.»

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«Qui or ti riavvolgi, come un mantello | nel miraggio stellato, cielo di benitoite. | Qui ogni tuo soffio, respiro, un tranello: | i tralci dell'edera scambiati per vite. | E l'uomo, abbandonato in questo regno, | consegna le note di una vita in pegno.»

VOTI: 1

«Ridipingerò il sole, come orde di uomini | agli albori di quest'estinta esistenza. | Ho apparecchiato un sorriso grottesco | perché aleggi mistero sulle città di carta | che abitiamo passivi. Questo il fardello: | cedemmo agli ideali il mondo dei vivi!»

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«Sguardo tagliente, pupille d'ossidiana. | Fili d'inchiostro su tinta d'indiana. | Aroma del giorno che mi porti via, | svegliami presto dalla mia apatia. | Laggiù c'è il mondo, seguito dall'eternità; | la strada si stringe, tu aspettami là, | dove il sole vaneggia col suo pennello: | aspetta per sempre il mio verso più bello.»

VOTI: 1

«Su binari ghiacciati trovai sentimenti, | assorbiti nei giorni da spugne silenti. | Un coltello dal manico, è un'emozione! | Stringi la lama, e diverrà la tua prigione. | Ero bigamo nel cuore, bigamo nella mente, | sposo delle stelle, promesso all'occidente.»

VOTI: 1

«Tra le lamiere d'una vita, | alla ricerca dei brandelli d'eternità | che abbiam vissuto, ritroviamo, | incastrati tra le notti e le lune, | i germogli primi, i clamori ultimi.»

VOTI: 1

«Tu sei la Siberia, | l'estate mai nata. | Mia stella morente, | mia pioggia mancata. | Tu sei la Siberia, | e per questo ti ho odiata.»

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