«Uno scrittore vero è allo stesso tempo il teorico più qualificato nel suo campo, non ha bisogno di articolare i problemi inerenti alla propria arte: li individua arandoli, e basta.»
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«Chi non è scrittore non sa che farsene delle teorie sulla scrittura, chi lo è non ne ha bisogno.»
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«La scrittura: posso spiegarla ricorrendo a una nomenclatura criticistica o ingegneristica, e non avrò ancora detto niente sull'essenza - tutt'al più, molto sull'inessenza, dicendo come per tanti campi del sapere, che cosa non è.»
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«Più cerco di gettare qualcuno nelle braccia di un amico, più vorrebbe buttarsi nelle mie. Forse lo faccio apposta.»
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«Per far sì che sia sempre come la prima volta, non incontratevi mai una seconda.»
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«Non potendo fare a meno di non avere una vita, ho quella dei miei personaggi.»
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«Io perdono solo quando non ho più altra scelta - e mi dilanio perché sono stato ridotto a perdonare.»
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«Non aspiro né a consenso né a dissenso, in sé, e la ricezione della mia persona e delle mie opere mi è indifferente, una lode mi lascia freddo quanto un insulto, appartengono all'altro, raramente c'entro qualcosa io; scrivo e non voglio nient'altro, non voglio vedere nessun altro a parte i miei personaggi.»
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«Chi snatura le parole, snatura la realtà - degrada ogni possibile naturalezza dei sentimenti.»
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«Gratta appena un po' sulla commedia e viene fuori il dramma, e viceversa. Tutto starebbe nel sapersi fermare in tempo.»
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«Non ti parlerei semplicemente d'amore, non si tratta solo d'amore: è coinvolto in questa storia il fluire circostanziato del sangue che si fa inchiostro e lui si racconterebbe attraverso la pressione dei polpastrelli sulla carne di cellulosa.»
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«Sarei così denso da amare: per esempio dalle labbra mieteresti grappoli di sferee umidità vocali e con il battito dattilografico del vecchio organo potresti trascorrere molte notti ad ascoltare concerti di pura retorica non dissimili da temporali di primavera. E pensa cosa questi globuli assenti potrebbero per te focalizzare sulla carta incendiando l'accademia della lontananza, l'arcadia delle tristezze pratiche nell'attesa che nuove architetture di cispa crollino sotto il rubinetto aperto d'improvviso da ogni risveglio.»
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«[Le gambe di Alba Parietti] Arti. Chiamamole arti: mi pare che riesca a camminarci su... È tutta roba che non parla, che non ha comunicazione. Gli italiani sono così di bocca buona che basta essere popolane per diventare popolari.»
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«Essere molto belli è come essere molto intelligenti: una menomazione sociale.»
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«Ammiro Sterne, Flaubert, Rimbaud, Melville, Hawthorne, Cervantes, Proust (non tutto: lo ammiro troppo per ammirarlo tutto, non è necessario non trovare un difetto per essere sicuri di essere di fronte al genio); uno stile non si può mediare da nessuno, non è questione di nascita, di suggestione, di pedagogia, di cultura: direi che è lo stile del proprio sangue. Io ne ho uno, solo perché il mio sangue, come la mia testa, è mio, e questa è affermazione che calzerebbe per pochi altri (suvvia, sono poche le teste che non sono avvitate sul collo di un altro): dico grazie a tutti quelli che vi hanno contribuito (anche con le dovute malattie veneree, bruscolini), ma la memoria vera dello scrittore sta nella sua gratitudine a pari passo con il suo sistematico oblio. Non credo neppure di poter lasciare 'nipotini', il mio stile è tale, non credo si possa imitare, perché, di sintagma in sintagma, resta una meraviglia imprevedibile per me per primo.»
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«All'età di quattordici anni è cominciata la mia diseducazione. In Germania abitavo in una stanzetta con altri tre immigrati e la sera stendevamo le nostre mutande su un filo teso tra i letti a castello: stavo splendidamente.»
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