Gaio Valerio Catullo fu un celebre poeta latino. Chi non conosce i sublimi versi del carme 85?
Odio e amo. Forse chiederai come sia possibile. Non lo so ma è così e mi tormento.
L’epigramma più famoso del suo Liber e che più rappresenta i suoi sentimenti contrastati per Lesbia, ossia Clodia la donna amata e che lo tormenta con i suoi sentimenti incostanti.
Ancora in altri versi declama il suo amore, e tutta la difficoltà che riscontra nel vivere una storia come quella, senza sicurezze, senza libertà (era una donna sposata). Le sue sono però poesie piene di amore e passione:
Quando sarò sazio di baci? Questo
mi chiedi, mia Lesbia? Quando saranno
tanti come i granelli delle dune
che assediano i filari di Cirene,
tra il rovente oracolo di Giove
e l’urna sacra dell’antico Batto;
quando saranno tante come in cielo,
nel silenzio della notte, le stelle
che guardano dall’alto degli uomini
gli amori clandestini. Ecco, tu baciami
con così tanti baci che i pettegoli
non possano contarli e far malie.
Solo così sarà sazio Catullo.
Un amore struggente che il poeta cerca di dimenticare per non impazzire:
Misero Catullo, smetti di impazzire, e ciò che vedi esser perso consideralo perduto.
Anche se:
È difficile far finire improvvisamente un amore che dura da tanto.
«Dammi 1000 baci e quindi 100 e quindi altri 1000 ed altri 100 e poi di nuovo 1000 e ancora 100...»
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«Ma ciò che dice una donna all'amante appassionato, scrivilo nel vento e nell'acqua rapida.»
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