«Sul tavolo da lavoro ho pochi oggetti: il calamaio, la penna, alcuni fogli di carta, la mia fotografia. Che fronte spaziosa! Cosa mai diventerà questo bel giovane? Ministro, re?Guardate il taglio severo della bocca, guardate gli occhi. Oh, quegli occhi pensosi che mi fissano! Talvolta provo una viva soggezione e dico: sono proprio io? Mi do un bacio sulle mani pensando che sono proprio io quel giovane, e mi rimetto a lavorare con lena per essere degno di lui.»
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«Alatri è un vecchio paese, che ha le mura ciclopiche addirittura e io ho passato lì tre anni della mia vita estremamente interessanti, a mio modo.»
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«Un conto è demitizzare e un conto è demolire. Il problema è di scrivere atti di cultura per cui ogni uomo sia portato alla consapevolezza quotidiana di se stesso. E poi, creda, l'autobiografismo affrontato sul serio è uno dei pochi modi rimastici per conoscere gli altri.»
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«La mia rabbia è la rabbia dei vecchi molto più forte di quella dei giovani: voglio conoscere me nel rapporto con gli altri, perché un vecchio ha tutti i dati necessari.»
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«L'azione è la grande novità del linguaggio: "Fare ciò che si sa". L'arte, sarà tanto più libera quanto più sarà antiletteraria.»
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«L'arte, io non lo so se sia eterna o provvisoria, se la forma d'arte nella quale viviamo per molti secoli ci si sia connaturata come sangue, ma so che questa carica, che noi abbiamo oggi, è una carica di comprensione della vita.»
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«Oggi siamo scontenti del modo in cui finora abbiamo fruito di noi stessi, perché vogliamo fruirne meglio, per comprometterci sempre di più.»
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