Dante, conosciuto così anche senza il suo cognome Alighieri. Una delle tre corone, uno dei padri della lingua italiana ma non si può riassumere così l’operato del “sommo poeta”. Un autore reso eterno dal complesso trittico de la Divina Commedia, che raccoglie l’umana ventura in tutte le sue forme tra peccato e virtù, speranza e redenzione.
Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura,
ché la diritta via era smarrita.
Ahi quanto a dir qual era è cosa dura
esta selva selvaggia e aspra e forte
che nel pensier rinova la paura!
Dante però non è solo Inferno- Purgatorio-Paradiso.
Dante anche l’esponente maggiore del Dolce Stilnovo.
Tanto gentile e tanto onesta pare
la donna mia quand’ella altrui saluta,
ch’ogne lingua deven tremando muta,
e li occhi no l’ardiscon di guardare.
Un poeta che ha affidato alla Vita nova, un’opera mista fra prosa e prosa le sue esperienze esistenziali e i suoi ricordi. Attraverso le rime raffigura l’amata Beatrice, musa di tutte le opere, che con la sua presenza salvifica rinnova la vita e l’amore del poeta.
Che dentro a li occhi suoi ardeva un riso Tal, ch'io pensai di toccar cò miei lo fondo De la mia gloria e del mio paradiso.
«Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza.»
| VOTI: 3 |
«Non dee l'uomo, per maggiore amico, dimenticare li servigi ricevuti dal minore.»
| VOTI: 2 |
«Perché ti vedi giovinetta e bella, | tanto che svegli ne la mente Amore, | pres'hai orgoglio e durezza nel core. | Orgogliosa sè fatta e per me dura, | po' che d'ancider me, lasso, ti prove: | credo che 'l facci per esser sicura | se la vertù d'Amore a morte move. | Ma perché preso più ch'altro mi trove, | non hai respetto alcun del mì dolore. | Possi tu spermentar lo suo valore.»
| VOTI: 1 |
«Quando leggemmo il disiaso riso | esser baciato da cotanto amante, | questi, che mai da me non fia diviso, | la bocca mi baciò tutto tremante. | Galeotto fu il libro e chi lo scrisse: | quel giorno più non vi leggemmo avante.»
| VOTI: 2 |
«E poi che la sua mano alla mia pose | con lieto volto, ond'io mi confortai, | mi mise dentro alle segrete cose.»
| VOTI: 1 |
«Lo maggior don che Dio per sua larghezza | creando fesse ed alla sua bontade | più conformato e quel ché più apprezza | fu della volontà la libertate, | di che le creature intelligenti | e tutte e sole fuoro e son dotate.»
| VOTI: 1 |
«Anima: angelica farfalla.»
| VOTI: 1 |
«Oh cieca cupidigia e ira folle, | che sì ci sproni nella vita corta, | e nell'etterna poi sì mal c'immolle! | Io vidi un'ampia fossa in arco torta, | come quella che tutto 'l piano abbraccia, | secondo ch'avea detto la mia scorta;»
| VOTI: 1 |
«Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello!»
| VOTI: 2 |
«Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende | prese costui de la bella persona | che mi fu tolta; e 'l modo ancor m'offende. | Amor, ch'a nullo amato amar perdona, | mi prese del costui piacer sì forte, | che, come vedi, ancor non m'abbandona. | Amor condusse noi ad una morte: | Caina attende chi a vita ci spense!»
| VOTI: 1 |
«Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza.»
| VOTI: 2 |