«Tu, che nell'ora di Amore estaticamente sempre presenti al mio cuore - ravvolto nel suo fuoco - il tuo cuore, suo testamento; tu, di cui nell'accostarmi sentii che il respiro era l'intimo incenso del santuario d'Amore, tu, che in silenzio lo hai posseduto e, attenta al suo desiderio, hai unito la tua e la mia vita mormorando: "Io sono tua, e tu sei uno con me", quale grazia da te, quale premio per me, quale gloria viene ad Amore - quando tutte le profonde scale tu scendi, fino all'oscura secca e alle lamentose acque della plaga dei sospiri, e colà i tuoi occhi, in liberazione, innalzano il mio spirito prigioniero alla tua anima!»
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«Finché, al suo canto, le nostre anime incorporee a loro volta nascano - sue figlie, ora - quando la vece nuziale della Morte lascia a noi per luce l'aureola dei suoi capelli.»
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«Ombrati dalle sue ali, i nostri volti ora ardono assieme - mentre il suo piede, fatto adulto, vaga nel bosco e le sue calde mani ci apprestano il giaciglio.»
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«Nato con la sua vita, creatura di ardente sete e di squisiti appetiti, lì, accanto al suo cuore pulsava nelle tenebre - finché quel giorno una voce chiamò per lui, e i lacci del nascere si sciolsero.»
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«Come quando il desiderio, a lungo oscuro, inalba, e la madre guarda la prima volta il pargolo neonato, così la mia donna, intenta, sorrise, mentre l'anima sua riconobbe alfine l'Amore da lei nutrito.»
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«Il trono d'Amore non era con loro ma - ben sopra ogni vento ardente di benvenuto e di addio - lui sedeva, in boschetti immoti di cui quelli non sognano; benché Verità preveda il cuore di Amore, e Speranza lo preannunci, e Fama sia desiderabile in virtù di Amore, e Gioventù sia cara, e Vita sia dolce ad Amore.»
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«Segnai le Potenze affini, che il cuore trova belle: Verità, con temute labbra; occhi levati al cielo, la Speranza; e Fama che accende, con ali sonore, le ceneri del | Passato in segnali di fuoco, ad atterrire il volo di Oblio; e Gioventù, con ancora qualche capello d'oro cadente sulla spalla dopo l'ultimo amplesso in cui due dolci braccia lo strinsero forte; e Vita, sempre a intrecciar fiori che vestiranno Morte.»
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«Il sonetto è una moneta: il dritto svela | l'anima; il rovescio, la Potenza cui è dovuta: | serve, che sia in tributo degli augusti | appelli della Vita o in dote al gran corteo | di Amore; o, tra i soffi cavernosi della fosca ripa, | sul palmo di Caronte versi il pedaggio a Morte.»
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«Il sonetto è un monumento al momento, | memento dall'eternità dell'Anima | a un'ora morta e immortale. Fa' che sia | - per un rito lustrale o sinistro portento - | dell'ardua sua pienezza rispettoso: | incidilo in avorio o in ebano, secondo | che Giorno o Notte comandi, e il Tempo veda | il suo fiorito cimiero fulger di perle.»
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«Quand'è ch'io meglio ti vedo, mia amata? Quando, nella luce, gli spiriti dei miei occhi dinanzi al tuo volto - loro altare - celebrano il culto dell'Amore che grazie a te si rivela, o quando nelle ore vespertine - e siamo soli -baciato forte, ed eloquente nel muto rispondere, il tuo volto traluce nell'ombra del crepuscolo e solo la mia anima vede la tua come sua?»
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«O amore, mio amore. Dovessi io non più vedere te o neanche, in terra, l'ombra di te, né il riflesso dei tuoi occhi in una fonte, come suonerebbe - per l'oscuro pendio della vita - il turbinìo delle perse foglie di Speranza, l'aliare dell'imperitura ala di Morte?»
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«Il mio nome è Sarebbe-potuto-essere; mi chiamo anche non-più, Troppo-tardi, Addio.»
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«Sebbene la tua anima navighi per leghe e ancora leghe, pure, oltre quelle leghe, c'è ancora il mare.»
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«Sono già stato qui, | ma quando o come non so dire: | conosco quell'erba davanti alla porta, | quel dolce intenso odore, | quel rumore sospirante, quelle luci attorno alla costa.»
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