Dino Grandi

«Facevo di mia testa, ma sempre attribuendo al mio capo il merito del successo. Poi, ad un tratto, nel 1932, Mussolini si stancò. Durante i miei sette anni a Londra, ho continuato a disobbedire. Ho fatto tutto il possibile per contrastare, nella capitale britannica, questa politica della quale il giovane ministro degli Esteri, Galeazzo Ciano, si considerava il fondatore ed in seguito strenuo fautore.»

«Non so come ho fatto a contrabbandarmi per fascista durante vent'anni.»

«Il Duce diffidava non di me, ma delle mie idee che erano quasi sempre in contrasto con le sue. Fui sempre leale con lui, quando lo difesi e quando sentii il dovere di combatterlo.»

«Siamo noi che, indipendentemente dal nemico, dobbiamo dimostrarci capaci di riconquistare le nostre perdute libertà . Mussolini, la dittatura, il fascismo, debbono sacrificarsi, debbono "suicidarsi" dimostrando con questo loro sacrificio il loro amore per la Nazione.»

«Non ho mai ingannato Mussolini; non ho mai congiurato contro di lui. Quarantotto ore prima dell'inizio di quella che è passata già  nella storia come la notte del Gran Consiglio, mi recai espressamente da lui a Palazzo Venezia per anticipargli quello che contro di lui, e contro la dittatura, avrei detto in Gran Consiglio e gli scopi che intendevo raggiungere con la presentazione del mio ordine del giorno che egli già  conosceva. Gli sono stato fedele, ma disubbidiente, sempre. Mussolini confondeva troppo spesso ubbidienza e fedeltà .»