«Upupa, ilare uccello calunniato | dai poeti, che roti la tua cresta | sopra l'aereo stollo del pollaio | e come un finto gallo giri al vento; | nunzio primaverile, upupa, come | per te il tempo s'arresta, | non muore più il Febbraio... »
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«Tuo fratello morì giovane; | tu eri la bimba scaruffata che mi guarda | "in posa" nell'ovale di un ritratto. | Scrisse musiche inedite, inaudite | oggi sepolte in un baule, o andate al macero. | Forse le reinventa qualcuno | inconsapevole se ciò che è scritto è scritto... »
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«L'attesa è lunga il mio sogno di te non è finito.»
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«La scienza del cuore non è ancora nata, ciascuno la inventa come vuole.»
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«Abbiamo fatto del nostro meglio per peggiorare il mondo.»
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«L'uomo è come il vino: non tutti invecchiando migliorano, alcuni inacidiscono.»
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«Milano è un enorme conglomerato di eremiti.»
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«Ho sceso, dandoti il braccio almeno un milione di scale e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.»
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«Qualche uccello di mare se ne va, né sosta mai, perché tutte le immagini portano scritto più in là.»
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«Piuttosto che fermarsi a mezza via, val meglio non cominciare.»
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«L'uomo coltiva la propria infelicità per avere il gusto di combatterla a piccole dosi. Essere sempre infelici, ma non troppo, è condizione "sine qua non" di piccole e intermittenti felicità.»
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«In uno o in due noi siamo una sola cosa.»
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«Se l'aria mi raccontasse di te vorrei perdermi per sempre nel vento, li ascolterei le tue parole e i tuoi sospiri, li sarei vicino alla tua anima e al calore del tuo cuore.»
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«Soltanto una cosa posso dire: ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.»
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«Molti affetti sono abitudini o doveri che non troviamo il coraggio di interrompere.»
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«Pareva facile giuoco | mutare in nulla lo spazio | che m'era aperto, in un tedio | malcerto il certo tuo fuoco. | | Ora a quel vuoto ho congiunto | ogni mio tardo motivo, | sull'arduo nulla si spunta | l'ansia di attenderti vivo. | | La vita che dà barlumi | è quella che sola tu scorgi. | A lei ti sporgi da questa | finestra che non s'illumina.»
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