«L'uomo che ho amato di più nella vita è un signore che non mi ha fatto la corte ma non per colpa sua. Era nato qualche secolo prima di me. Si chiamava Rabelais, l'autore di Gargantua e Pantagruel che oltretutto, disdetta, era pure un frate!»
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«Cosa significa la parola triste non l'ha scoperto nemmeno Valery, il mio poeta preferito quando, tanti anni fa, mi impadronii del suo cognome per nascondere Norsa, il mio cognome che, agli inizi, mi regalò il flop più tragico della mia carriera, Caterina di Dio, una tragedia scritta dal ventenne Giovanni Testori che, bontà sua, ahimé col mio pieno consenso mi scambiò per un'attrice drammatica.»
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«Per me la tristezza non esiste. È solo una pausa per riprender fiato tra una battuta e l'altra. Serve a riordinare le idee, come un sorso di whisky per l' alcolista o la rosa dal gambo lungo per una signora ancien régime.»
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«Ho sempre sfruttato il mio senso dell'umorismo, la mia ironia, la mia passione per osservare e scrivere del mondo che mi circonda.»
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