«Ranieri mi ha dato tanto. Mi ha insegnato ad allenarmi, ma anche come mangiare, come vivere da professionista. Ho un rispetto enorme per lui, per quello che ha saputo darmi come uomo. Capello e Ancelotti hanno personalità diverse ma il loro modo di lavorare sul campo è molto simile, per impostazione tattica e per come si relazionano col team. Questo è forse il vero segreto del loro successo.»
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«Ho pensato molto a lungo e seriamente di raggiungere all'Inter José Mourinho, che considero un padre calcistico. Mi attraeva poter mettermi in gioco con una cultura diversa, una nuova lingua, un altro modo di vivere. Alla fine, però, mi sono consultato con la mia famiglia e abbiamo convenuto che era meglio restare a Londra. Per il grande rapporto che ho col club e perché mi è stata data la possibilità di chiudere la carriera nel Chelsea. A conti fatti, credo d'aver fatto la scelta giusta.»
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«Gli allenatori italiani hanno portato in Inghilterra una disciplina fuori dal comune, sono molto organizzati, lavorano molto sulla tattica, che provano e riprovano col team.»
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