Gian Carlo Caselli

magistrato e saggista italiano

«La "lotta alla mafia" (tutti lo sanno, o dovrebbero saperlo) non si può fare solo a livello di repressione di polizia e giudiziaria. Incentrare la strategia di contrasto della criminalità mafiosa esclusivamente sul terreno tecnico investigativo, e non anche su quello politico culturale, è alla lunga inesorabilmente perdente. L'azione delle forze di polizia e dei magistrati, per quanto condotta con metodo, impegno e professionalità, riesce a incidere in profondità solo se integrata con "un risveglio" del contesto sociale. Tenere alta la guardia, creare una mobilitazione di opinione pubblica, sensibilizzare le coscienze, isolare la cultura mafiosa sono complementi assolutamente ineludibili dell'azione investigativa.»

tag: cultura mafia
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«La mafia è sì un'associazione criminale, è sì un problema di polizia e di ordine pubblico; ma non è soltanto questo. È un fenomeno assai più complesso, caratterizzato da una fittissima trama di relazioni con la società civile e con svariati segmenti delle istituzioni. Di qui un intreccio di interessi e un reticolo di alleanze, connivenze e collusioni che sempre hanno fatto della mafia un pericoloso fattore di possibile inquinamento della politica, dell'economia e della finanza (con tutti i rischi che ciò comporta per l'ordinato sviluppo di un sistema democratico). Considerare la mafia come un insieme di qualche centinaio di sbandati, pur violenti e feroci, è dunque riduttivo.»

tag: politica economia mafia societa
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«Contro i giudici che si tirano indietro e non rischiano proprio nulla, nessuno si leva a protestare o levar critiche nei loro confronti.»

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«Quando i giudici non davano fastidio, quando non erano scomodi, erano tutti bravi e belli. Ma quando hanno cominciato ad assumere un ruolo preciso, a dare segni di vitalità, a pretendere di esercitare il controllo di legalità anche verso obiettivi prima impensati, ecco che è cominciata l'accusa di protagonismo.»

tag: vita obiettivi
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«Professionalità, produttività, miglior funzionamento del servizio della giustizia, che i cittadini hanno il sacrosanto diritto di pretendere, sono cose che stanno a cuore anche, se non prima di tutto, ai magistrati.»

tag: vita vizi
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«Oggi un imputato che in primo grado confessa ed è condannato al minimo della pena va lo stesso in appello, sempre. Perché lui e il suo avvocato sperano in un indulto, in un'amnistia, nella prescrizione, conviene loro far passare il tempo... Così si inflaziona il sistema e i processi non finiscono mai.»

tag: tempo
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«Per la giustizia, non si spende abbastanza, per esempio, non ci sono soldi per pagare gli straordinari dei cancellieri, senza cancellieri non si fanno le udienze e le udienze che si fanno devono obbligatoriamente finire alle due, perché mancano i soldi per pagare gli straordinari.»

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«Il cittadino è sempre più consapevole dei suoi diritti e, sempre più frequentemente, si rivolge alla giustizia affinché i suoi diritti siano tutelati e questo determina un'esplosione del numero delle cause.»

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«Il problema principale è che è fissato un obiettivo sacrosanto come il processo breve, poi bisogna farsi carico di come raggiungerlo e cercare di ridurre, se non eliminare, le cause dell'eccessiva durata. Il processo dura troppo per il carico di lavoro dei magistrati.»

tag: lavoro
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«Come si fa a non essere d'accordo con il processo breve? E' come se un medico non fosse d'accordo con una medicina che abolisce il cancro, ma non basta dire processo breve, non basta proclamare un'intenzione, ci vuole altro. E' necessario che la riforma sia valutata per quanto riguarda le sue ricadute sulla generalità dei processi, senza avere riferimento esclusivo o prevalente a questo o quel processo che interessa a qualcuno, altrimenti se così fosse, è la tecnica di Erode: uccidere due processi con una strage di innocenti.»

tag: amore
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