«Ché se tu fiderai nelli italiani, sempre hauerai delusione»
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«[Su Mike Tyson] Questo hombre fuerte mi pare un incrocio fra il bisonte e il gorilla. Nel vasto petto gli ruggono diavoli spietati, che paiono realizzarsi solo nel gusto vandalico della distruzione. The noble Art si squalifica a pretesto omicida: non è più scherma fatta con le braccia, che dopo tutto sono le gambe anteriori dell'uomo antico: non è più danza virile, non invenzione, astuzia, coraggio. Tyson abbassa le corna al gong e inizia la carica: chi osa opporsi alla sua corsa è condannato senza mercé.»
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«La vis polemica si sgonfia non appena s'incontra con Scetticillo, mio arguto inquilino con il nome in capo. Scetticillo mi ha convinto che argomentare di pedate è inutile come cercar di governare l'Italia secondo Benitone da Predappio. Scrivo di calcio da oltre mezzo secolo. Molti che scrivono usano tranquillamente i modi miei ma non se ne accorgono affatto; vedono il calcio con occhi miei ma si guardano bene dall'essermi riconoscenti. O se lo sono... non me lo danno a vedere.»
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«Esiste in Italia una squadra che gioca come il Brasile, che profuma di cibo genuino e campi in fiore. Una squadra che, però, non è brasiliana: si chiama Avellino. Questa squadra gioca al calcio magistralmente, senza sentirsi inferiore a nessuno e senza mostrare nessun borioso senso di superiorità. Umile ed operaia, e nello stesso tempo nobile, come solo i veri aristocratici sanno essere. Questa squadra, l'Avellino, è la più bella realtà del calcio di provincia della storia italiana. (1980)»
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«Dunque il campionato minore l'ha vinto l'Avellino, che i monti proteggono dagli insulti del clima mediterraneo. Aveva ragione don Ciriaco [De Mita], quando si tolse da un'aragosta dei Metalli per garantirmi che l'Avellino era una squadra! Si è vista. Lode a Vinicio ed ai suoi.»
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«Appena oltre il Lambro ritrovi la dolce Bassa natìa con un brivido lungo e impensato. La strada è ampia, a duplice corsia. Patetiche braide - i cassînn - sopravvivono in un paesaggio che ancora le capisce, cioè le comprende e le contiene. Tuttavia se ne stanno umili e pudiche in disparte, e proprio dal loro intonaco dimesso intuisci il miracolo imminente. Ecco infatti, oltre la curva, un rosseggiare improvviso di case non altere ma nobili, e così improvvidamente intonate con il tradizionale mattone lombardo che le prospettive scandinave della nuova città non ti allarmano per nulla.»
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«Pelé, vede il gioco suo e dei compagni: lascia duettare in affondo chi assume l'iniziativa dell'attacco, scattando a fior d'erba, arriva a concludere. Mettete tutti gli assi che volete in negativo, poneteli uno su l'altro: esce una faccia nera: un par di cosce ipertrofiche e un tronco nel quale stanno due polmoni e un cuore perfetti.»
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«Mio paese natìo è Pianariva, che l'Olona divide a mezzo prima di confluire in Po. Sono cresciuto brado fra i paperi e le oche naviganti l'Olona.»
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«Salito a visitarci nel 225 a.C., il povero Catone sentiva chiamare marais (marè) queste paludi e ha tradotto marè in maria, al plurale, e così ha riferito ai romani che in Padania - la Gallia cis e traspadana - vi erano sette mari.»
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«La struttura morfologica di Coppi, se permettete, sembra un'invenzione della natura per completare il modestissimo estro meccanico della bicicletta.»
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«La vecchiaia è bella. Peccato che duri poco.»
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«Ho scritto e penso tuttora che l'Italia non sia mai nata perché Po non era un fiume, altrimenti Venezia l'avrebbe risalito più in forze - dico con navi idonee - e avrebbe sottratto la Padania alle ricorrenti follie papaline e alemanne del Sacro Romano Impero.»
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«Fausto e io siamo principi della zolla. [Rispondendo a Giulia Occhini la quale non gradiva che si parlasse delle orgini contadine di Coppi]»
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«Solo in provincia si coltivano le grandi malinconie, il silenzio e la solitudine indispensabili per riuscire in uno sport così faticoso come il ciclismo.»
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«Custodi d'un sogno concretato dal fuoco sul colle che scelse altra materna lupa, così i senesi dividono l'odio e l'amore come il pane e il fiele. Intanto la nostra cieca padrona fa correre palii in contrade sempre più ostili e lontane.»
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«Il campione dei massimi che più mi ha impressionato è stato Foreman. Due o tre volte ho chiuso gli occhi al folgorante pendolo del suo uppercut smisurato. A ricevere quei colpi spaventosi era Frazier, che pure avevo visto ammaccare Muhammad Alì. Mio dio, che tremende balistae risultavano i suoi montanti! Poi, misteri della boxe e della negritudine ribelle, Foreman incontrò Alì a Kinshasa, in una notte greve e torbida. Alì aveva dalla sua gli dei della foresta e della savana. Non ho molto capito quell'incontro. Di Foreman non ho veduto un uppercut che è uno. Pareva che l'avessero stregato, che un filtro misterioso ne avesse improvvisamente ottenebrato le facoltà mentali. La negritudine fu soddisfatta a quel modo. Quando nello sport entrano di soppiatto questi veleni ideologici, non si può più seriamente parlare di tecnica: un uomo sensato pensa subito che qualcuno rida di lui a crepapelle, se appena esprime un giudizio che contrasta con la impoetica realtà delle combines e delle torte.»
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