Giovanni Pascoli è stato uno dei poeti più importanti del primo Novecento. La sua poetica minimalista si impernia sulla razionalizzazione del reale, sulla fuga dal presente per rifugiarsi nell’infanzia.
Esponente di spicco del Decadentismo di tipo simbolista. Il nido è il simbolo fondamentale, nel suo spasmodico intento di ricostruire l’unità familiare dopo l’uccisione del padre e la morte della madre.
Egli coglieva ed ammucchiava al suolo
secche le foglie del suo marzo primo
(era il suo nuovo marzo), il rosignolo,
per farsi il nido. E gorgheggiava in tanto
tutto il gran giorno; e dolce più del timo
e più puro dell'acqua era il suo canto.
Il nido-casa lo porta a diffidare degli altri e ad allontanare dalla storia che è caos e violenza.
Il sogno è l'infinita ombra del Vero.
Il poeta è anche “il fanciullino” che con sguardo primigenio scopre il modo, grazie a quella lettura pura che l’uomo moderno (e cresciuto) ha perso.
Ridon siringhe del color di lilla
sopra la mensa e odorano viole:
la capinera è tra gli amici: brilla
tremulo il sole.
Tu pur, poeta, hai rifiorito il cuore
e trilli e frulli hai nella fantasia.
Le ignave brume e l'umile dolore
sorgi ed oblìa.
Le opere di Pascoli rompono con la tradizione, rifiutando i generi e le forme del passato, per dar vita ad un linguaggio nuovo.
«Chi prega è santo, ma è più santo chi fa.»
| VOTI: 3 |
«Il poco è molto a chi non ha che il poco.»
| VOTI: 4 |
«Il sogno è l'infinita ombra del vero.»
| VOTI: 3 |
«Per un attimo fui nel mio villaggio, | nella mia casa. Nulla era mutato. | Stanco tornavo, come da un viaggio; | stanco al mio padre, ai morti, ero tornato. | Sentivo una gran gioia, una gran pena; | una dolcezza ed un'angoscia muta. | - Mamma? - È là che ti scalda un po' di cena. - | Povera mamma! E lei, non l'ho veduta.»
| VOTI: 1 |
«Rivedo i luoghi dove un giorno ho pianto: | un sorriso mi sembra ora quel pianto. | Rivedo i luoghi dove ho già sorriso... | Oh! Come lacrimoso quel sorriso!»
| VOTI: 1 |
«M'affaccio alla finestra e vedo il mare: | vedo le stelle passare, onde passare: | un guizzo chiama, un palpito risponde. | Ecco sospira l'acqua, alita il vento: | sul mare è apparso un bel ponte d'argento. | Ponte gettato sui laghi sereni, | per chi dunque sei fatto e dove meni?»
| VOTI: 1 |
«Se il nostro destino deve condurci alla morte, meglio andarsene piccoli quando non si è ancora conosciuto il dolore e l'odio.»
| VOTI: 1 |
«Passò strosciando e sibilando il nero | nembo: or la chiesa squilla; il tetto, rosso, | luccica; un fresco odor dal cimitero | viene, di bosso. | Presso la chiesa; mentre la sua voce | tintinna, canta, a onde lunghe romba; | ruzza uno stuolo, ed alla grande croce | tornano a bomba. | Un vel di pioggia vela l'orizzonte; | ma il cimitero, sotto il ciel sereno, | placido olezza: va da monte a monte | l'arcobaleno.»
| VOTI: 1 |
«Il poco è molto a chi non ha che il poco.»
| VOTI: 1 |
«Noi mentre il mondo va per la sua strada, | noi ci rodiamo, e in cuor doppio è l'affanno, | e perché vada, e perché lento vada. | Tal, quando passa il grave carro avanti | del casolare, che il rozzon normanno | stampa il suolo con zoccoli sonanti, | sbuca il can dalla fratta, come il vento; | lo precorre, rincorre; uggiola, abbaia. | Il carro è dilungato lento lento. | Il cane torna sternutando all'aia.»
| VOTI: 1 |
«Il dolore è ancor più dolore se tace.»
| VOTI: 1 |
«Vidi il mio sogno sopra il monte in cima; | era una striscia pallida, cò suoi | Boschi d'un verde quale mai né prima | vidi né poi. | Prima, il sonante nembo coi velari, | tutto ascondeva, delle nubi nere: | poi, tutto il sole disvelò del pari | bello a vedere. | Ma quel mio sogno al raggio d'un'aurora | nuova m'apparve e sparve in un baleno, | che il ciel non era torbo più né ancora | tutto sereno.»
| VOTI: 1 |
«Chi prega è santo, ma è più santo chi fa.»
| VOTI: 1 |
«Si muove il cielo, tacito e lontano: | la terra dorme, e non la vuol destare; | dormono l'acque, i monti, le brughiere. | Ma no, ché sente sospirare il mare, | gemere sente le capanne nere: | v'è dentro un bimbo che non può dormire: | piange; e le stelle passano pian piano.»
| VOTI: 1 |
«Il mondo nasce per ognun che nasce al mondo.»
| VOTI: 1 |
«È la sera: piano piano | passa il prete paziente, | salutando della mano | ciò che vede e ciò che sente. | Tutti e tutto il buon piovano | benedice santamente: | anche il loglio, là, nel grano; | qua, nè fiori, anche il serpente. | Ogni ramo, ogni uccellino | sì del bosco e sì del tetto, | nel passare ha benedetto: | anche il falco, anche il falchetto | nero in mezzo al ciel turchino, | anche il corvo, anche il becchino, | poverino, | che lassù nel cimitero | raspa raspa il giorno intiero.»
| VOTI: 1 |
«Il sogno é l'infinita ombra del vero.»
| VOTI: 1 |
«Nel campo mezzo grigio e mezzo nero | resta un aratro senza buoi, che pare | dimenticato, tra il vapor leggero. | E cadenzato dalla gora viene | lo sciabordare delle lavandare | con tonfi spessi e lunghe cantilene: | Il vento soffia e nevica la frasca, | e tu non torni ancora al tuo paese! | Quando partisti, come son rimasta! | Come l'aratro in mezzo alla maggese.»
| VOTI: 1 |
«E` sempre meraviglioso leggere Pascoli,le sue poesie mi ricordano ancora i tempi che le si imparava a scuola. Mi piacerebbe leggere la poesia " Mamma "»
| VOTI: 1 |