«I riconoscimenti relativamente esigui accordati sino ad oggi a Lord Dunsany, il quale è forse l'autore vivente più singolare, originale e ricco di potenza immaginativa, costituiscono un divertente commentario sulla naturale stupidità del genere umano.»
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«A parte le caratteristiche morfologiche e i riflessi nervosi, ghiandolari e organici determinati da eoni di evoluzione fisica, tutto ciò che siamo, tutto ciò che sentiamo, pensiamo, diciamo, facciamo, speriamo e sogniamo [sic], è prodotto unicamente del nostro patrimonio ambientale.»
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«Le azioni umane, così diverse, complesse e contraddittorie, hanno sempre stimolato la curiosità degli uomini dotati di raziocinio. Fin dai tempi più remoti, i filosofi ne hanno ricercato il movente od i moventi fondamentali, senza giungere ad un accordo fino alle ultime due generazioni, quando è giunta in loro soccorso la psicologia scientifica, fornendo numerose informazioni pertinenti.»
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«Oggi si assiste alla nascita di una nuova ondata di interesse per la speculazione filosofica. Per un certo periodo, nel diciannovesimo secolo, la dissoluzione di antiche dottrine sotto l'influenza della scienza, favorì la diffusione di un materialismo razionale, di cui furono cospicui esempi Huxley ed Haeckel, ma il successivo infrangersi degli standard morali, nella confusione della liberazione mentale, ha provocato un senso di inquietudine e di panico cerebrale, e per il momento assistiamo al divertente spettacolo di un brancolare alla ricerca di rifugio sotto l'ala di credenze soprannaturali concepite ciecamente al di fuori della riflessione intelligente, o tenuamente modificate così da accordare un sistema di origine extrarazionale con quante più verità scientifiche possibili.»
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«Il sentimento più antico e più radicato nel genere umano è la paura, e la paura più antica è quella dell'Ignoto. Questi assunti vengono posti in discussione da ben pochi psicologi, e la loro conclamata verità stabilisce in qualsiasi tempo la genuinità e dignità del racconto Soprannaturale e Orrorifico come forma letteraria.»
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«Fu un giovedì di un mattino di dicembre che cominciò tutta la storia con quell'incomprensibile movimento che mi era parso di vedere nel mio antico specchio di Copenaghen. Mi sembrava che si muovesse qualcosa, qualcosa che veniva riflesso nello specchio, anche se in camera ero completamente solo. Rimasi fermo a scrutare attentamente l'immagine quindi, decidendo che doveva trattarsi di pura illusione, ripresi a pettinarmi i capelli.»
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«Prima di riposare scriverò qualche appunto per preparare il rapporto. Ciò che ho trovato è tanto singolare, così in contrasto con tutte le esperienze passate, da meritare una descrizione precisa.»
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«Era l'ora innominabile della notteIn cui le illusioni in un nembo deliranteIntorno al silenzioso dormiente, ondeggianoE si muovono furtive nelle sue visioni inconsce»
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«Talvolta sono sulla rivaOve riversano gli affanni l'impetuoso efflusso,E le acque inquiete stridule gridano e sospiranoDi segreti che non osan rivelare.»
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«È una dimora a forma di boschetto circolareAccanto ad una collina,Dove i rami raccontanoStrane leggende sul Male.»
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«Non c'era nessuna mano a trattenermiLa notte in cui trovai l'antico sentieroSulla collina, e mi sforzai di vedereI campi che tormentano i miei ricordi,Quell'albero, quel muro: li conoscevo bene,E ogni tetto, ogni frutteto, avevaAi miei occhi l'aspetto familiareDi un passato non lontano.»
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«Quando la sera raffredda il giallo fiume,E l'ombra incede sui sentieri della giungla,Il palazzo di Zimbabwe si accende d'un bagliore accecantePer un grande re che ha paura di sognare.»
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«Il posto era scuro, polveroso e persoNegli intrichi di Antichi vicoli intorno al porto,Odorosi di strane cose portate dagli oceaniE annebbiati da volute di foschia spinte dai venti occidentali,Piccoli vetri a losanghe, oscurati dal fumo e dal ghiaccio,Mostravano solo i libri, ammassati come alberi contorti.»
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«Io son colui che urla nella notte;Io son colui che geme nella neve;Io son colui che mai vide la luce;Io son colui che ascende dall'abisso.E il mio cocchio è il cocchio della Morte,Le mie ali son ali di paura,Il mio respiro è il soffio del maestraleE le mie prede sono i freddi morti.»
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«In un ampio salone arredato con arazzi dagli strani disegni e tappeti di Boukhara estremamente antichi e preziosi, c'erano quattro uomini seduti intorno ad una scrivania. Dagli angoli più lontani, dove bizzarri tripodi di ferro battuto venivano di tanto in tanto riempiti da un negro incredibilmente vecchio, si sprigionava il fumo caotico dell'olibano. In una profonda nicchia ricavata in un canto, ticchettava invece un curioso orologio a forma di bara, il cui quadrante portava incisi dei geroglifici misteriosi, e le cui quattro lancette non si muovevano secondo il sistema orario del nostro pianeta.»
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«Tre volte Randolph Carter sognò la meravigliosa città, e tre volte venne portato via mentre si trovava ancora sull'alta terrazza che la dominava.Riluceva, dorata e splendida nel tramonto, con le sue mura, i templi, i colonnati e i ponti ad arco di marmo venato, mentre fontane d'argento zampillavano con un effetto prismatico su ampi piazzali e giardini odorosi, e larghe strade passavano tra alberi delicati, urne ornate di boccioli e statue d'avorio disposte in file lucenti. Su vertiginosi strapiombi, rivolte verso nord, si arrampicava invece una lunga serie di tetti rossi, e antichi frontoni aguzzi si susseguivano lungo stradine erbose coperte da ciottoli.»
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«Quando Randolph Carter giunse all'età di trent'anni, perse la chiave della Porta dei Sogni. Fino a quel momento aveva compensato la prosaicità della vita con escursioni notturne nelle strane e antiche città situate oltre lo spazio e nelle belle e incredibili terre al di là dei mari eterei. Ma, man mano che procedeva negli anni, sentiva che quella libertà gli sfuggiva a poco a poco, sino a quando, alla fine, non ne fu tagliato fuori del tutto.»
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«Eravamo seduti su una tomba priva di lapidi del XVII secolo, nel tardo pomeriggio di una giornata d'autunno nel vecchio cimitero di Arkham, a speculare sull'Innominabile.Guardando in direzione del salice gigantesco del cimitero, il cui tronco aveva quasi completamente inghiottito una lapide antica ed illeggibile, avevo espresso una fantasiosa osservazione sul nutrimento macabro e indicibile che quelle enormi radici dovevano succhiare alla terra cinerea e putrida sottostante. Il mio amico la giudicò una assurdità: nessuno strano nutrimento poteva arrivare a quell'albero - disse - perché nel cimitero non avvenivano sepolture da oltre un secolo.»
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«Ho raccontato con la massima sincerità tutto quello che ricordo. Non ho nascosto né alterato nulla e, se c'è qualcosa di poco chiaro, è solo a causa della nube oscura che mi ottenebra la mente... quella nube e la natura nebulosa degli orrori che l'hanno attirata su di me.»
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«Vi ripeto, signori, che la vostra inchiesta è inutile. Trattenetemi per sempre, se volete, e imprigionatemi o giustiziatemi se vi serve una vittima da sacrificare a quell'illusione che chiamate giustizia, ma non potrò dirvi niente più di quello che ho già detto.»
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