«Mi piace moltissimo il cinema americano classico: chiunque scegli, dovunque ti guardi intorno, trovi grandi registi o attori in grado di realizzare opere di una linearità ed insieme di una profondità quasi sconcertanti.»
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«Nanni Moretti mi ha sempre messo in guardia dal voler continuare a recitare, e forse tiene di più alla mia carriera universitaria. Andava fiero dei miei risultati alla maturità e del fatto che non volessi fare l'attrice.»
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«Prima di incontrare Moretti non mi interessava fare l'attrice, ad essere sincera nemmeno ci pensavo. Poi è capitato che nel liceo dove studiavo, a Roma, sono venuti a visionare gli studenti per la parte di Irene, la figlia di Moretti ne "La Stanza del Figlio". Io mi sono presentata perché ero affascinata da Nanni, dalla sua intelligenza, dalla sua integrità e dal suo modo di fare cinema, quindi alla fine mi sono buttata.»
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«Ho un approccio molto libero sulle parti che fino ad ora ho interpretato: ci sono attori che sentono la necessità di costruire la back-story del proprio ruolo, e sviscerarlo in ogni sua componente. Non avendo studiato una tecnica di recitazione ben precisa, io mi affido molto al mio istinto: per me quello che conta è il momento, la verità che provo ad esprimere mentre giro.»
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«I miei studi procedono abbastanza a rilento ma la mancanza di concentrazione e di applicazione non sono imputabili solo al fatto di girare un film. Basta volersi impegnare e si possono fare senza problemi entrambe le cose. Ci sono persone che lavorano tutto il giorno e riescono comunque a portare avanti lo studio.»
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