José Mourinho
allenatore di calcio ed ex calciatore portoghese
«Non ho mai detto di essere un fenomeno, però non è certo colpa mia se, nel 2004, dopo essere arrivato al Chelsea e aver chiesto perché stavano cambiando Ranieri, mi hanno risposto che volevano vincere e con lui non sarebbe mai capitato. Di questo io non ho proprio colpe.»
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«Non sono responsabile se l'Inter non vince la coppa campioni da 50 anni. Sono responsabile solo di non averla vinta l'anno scorso.»
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«Ancelotti non è mio amico, ma se il Chelsea dovesse vincere lo scudetto, sarebbe bravo perché sono tre anni che non lo vincono.»
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«Non parlo di giocatori che qui non ci sono né di quelli che possiamo avere o volere. Il mercato è aperto fino al 31 agosto. E' come una porta tipo far west che si apre in tutti e due i modi: bisogna anche vedere se qualcuno è interessato ad un giocatore nostro.»
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«Posso lavorare di più. Quello che invece non posso fare sono i miracoli: io non sono Merlino o Harry Potter.»
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«Avere una rosa di 28 elementi è un problema, non mi piace avere tanti giocatori, si gioca 11 contro 11 e averne 28-30 non è positivo, non è bello avere in ritiro giocatori che non voglio e che sanno che non conto su di loro.»
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«Un allenatore vincente di un grande club dovrebbe avere la certezza di restare almeno cinque o sei anni.»
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«Solo uno tra ventuno non voleva darmi la laurea honoris causa, ma è normale, anche Gesù non piaceva a tutti.»
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«Nella storia della Champions c'è un solo club e un solo allenatore che erano sul tre a zero e hanno perso la finale.»
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«Io lavoro per l'Inter e faccio il bene della mia società. Se i giornalisti mi odiano non è un problema mio.»
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«Quando sono arrivato all'Inter non avevo neanche un ufficio. Quando me ne andrò chi mi sostituirà ce l'avrà.»
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«Un vincente non è mai stanco di vincere e io non voglio perdere mai.»
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«Ho sempre detto che i miei giocatori sono i migliori del mondo: l'ho fatto quando allenavo una piccola squadra, l'ho fatto al Porto e poi al Chelsea. Ora i migliori del mondo sono i calciatori dell'Inter.»
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«Io voglio la possibilità di cambiare la filosofia calcistica, non esistono allenatori con le stesse idee.»
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