Juan Ramón Jimènez

poeta spagnolo

«Il tuo cuore e il mio | sono due parti in fiore, | che unisce l'arcobaleno.»

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«Salii verso il cielo puro | ed accesi la mia veglia tra le stelle, | sopra tutti i sogni. | | La terra era una rosa aperta, io la vidi!»

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«Lascia colare il tuo bacio | come una fonte | filo fresco nella tazza | del mio cuore! | | Il mio cuore, poi, sognando, | ti restituirà, doppia, l'acqua del tuo bacio, | dal canale del sogno, | da sotto la vita. | | E l'acqua del tuo bacio | o nuova aurora della fonte! | sarà eterna, | perché il mio cuore sarà la sua sorgente.»

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«Il mio amore era così unico | come il cielo iridato di una goccia | di rugiada, in un fiore dell'alba. | Il tuo sole mi colpì nel sangue, | evaporò la rugiada, | e restai senza cielo.»

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«Sì, stai davanti a me, | che mai dimentico di te, | pensando a te.»

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«Mi cammini dentro, | moglie nuda, | come la mia anima. | | E, con te, il mio corpo | è come una lunga galleria magica, | che sbuca in un mare soleggiato senza nessuno.»

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«Gioia del sogno, | che mai uguagliò | nessuna gioia reale! | - E che triste gioia | quotidiana questa | a cui ci adattiamo, dimenticando | l'altra, l'altra, l'altra; | che sa; ogni giorno, di non essere più che | vano seme del fiore del sogno! -.»

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«Sei così bella | tu, come il morbido prato dietro l'arcobaleno | nel meriggio silenzioso d'acqua e sole, | come l'increspamento della primavera | di fronte al sole dell'aurora | come l'avena fine del serraglio | di fronte al sole del tramonto dell'estate | come i tuoi occhi verdi col mio sorriso rosso | come il mio cuore profondo col tuo amore vivo.»

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«L'agnello belava dolcemente. | L'asino, tenero, si rallegrava | in un caldo richiamo. | Il cane latrava, | quasi parlando alle stelle? | Mi destai. Uscii. Vidi come | celesti nel suolo | fiorito | come un cielo | capovolto. | Un alito tiepido e dolce | velava il bosco; | la luna andava declinando | in un tramonto d'oro e di seta, | che sembrava un ambito divino? | Il mio petto palpitava, | come se il cuore avesse avuto vino? | Aprii la stalla per vedere se | era lì. | C'era!»

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«Piccolo candor senz'ombra, | più lucente del mondo, | limpida luce tranquilla! | | Il puro, tu lo dici - gelsomino sorto | dalla nostra cupa malvagità, | che tra noi e te apre | più distanza | che tra noi il mondo e le stelle -, | per piccolo che sia, è infinito.»

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«Tu non dormi. No. Io non dormo. | Stiamo parlando sotto le stelle. | | Siamo qui, due rose meditabonde | nella pace della terra.»

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«l'orizzonte è il tuo corpo. | L'orizzonte è la mia anima. | Raggiungo il tuo limite: ancora sabbia. | Raggiungi il mio limite: ancora acqua.»

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«D'un tratto, mi dilata | la mia idea, | e più grande mi fa dell'universo. | | Allora, tutto sta | dentro di me. Stelle | dure, mari profondi, | idee d'altri, terre | vergini, sono la mia anima. | | E a tutto comando io, | mentre senza comprendermi, | tutto pensa a me.»

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«Oblii di questi io | che, un attimo, credetti eterni! | | Che infinito tesoro di io vivi!»

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«Presi le briglie, | andai in giro a cavallo | dell'alba; | penetrai, candido, nella vita. | | Come mi guardavano, | folli, | i fiori del mio sogno, | tendendo le braccia alla luna!»

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«Ah, se il ricordo | tuo di me, fosse questo cielo azzurro | di maggio, tutto pieno | delle stelle pure dei miei gesti! | | Dei miei gesti uguali, come quelle; tutti puri, | limpidi, buoni, tranquilli come le stelle! | | - Sotto, il tuo sorriso nei sogni, | sogni dei tuoi ricordi della vita mia! -.»

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«Raggiunse la morte. Ma fu così viva la sua vita, | che sebbene giaccia qui putrefatto, | il destino lo sta vegliando, quieto.»

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«Di te stesso sei colmo, e tuttavia, | quanto di te stesso sei privo, | solo, e lontano, sempre da te stesso! | | Aperto in mille ferite, ogni istante, | come la fronte, | van le tue onde, come i pensieri, | vengono, vanno e vengono, | baciandosi, fuggendo, | in un eterno conoscersi, | mare, e dimenticarsi. | | Sei tu, e tu non lo sai, | batte il tuo cuore in te, senza saperlo... | Che colmo di solitudine, mare!»

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«Incontro di due mani | in cerca di stelle, | nella notte! | | Con che pressione immensa | si sentono le purezze immortali! | | Dolci, quelle due dimenticano | la loro ricerca senza sosta, | e incontrano, un istante, | nel loro circolo chiuso, | quel che cercavano da sole. | | Rassegnazione d'amore, | tanto infinita come l'impossibile!»

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«Giorno difficile, in cui il sole | e le nuvole combattono | a tratti aperto, fiore, | a volte chiuso, frutto, | per confondersi nella notte! | | Vita! | | Veglia in cui gli occhi | si aprono e si chiudono, | in un gioco stanco | di verità e menzogna, | per confondersi nel sogno! | | Vita!»

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