«Monicelli, che stimo molto e al quale voglio molto bene, disse in un'intervista che ero un'attrice drammatica con una bella sfumatura comica. Chissà perchè tutti mi considerano un'attrice impegnata: per anni ho sofferto di claustrofobia perchè non mi lasciavano far ridere.»
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«Sono stata avvantaggiata dal fatto di aver scelto la cinematografia d'autore, che viaggia molto nei festival e apre le porte ad altre nazioni.»
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«Da noi i film sono catalogati per genere: commedia o dramma. In Francia, invece, esiste un genere indefinibile e che io preferisco, e che si situa tra i due estremi: Coeurs di Resnais, per esempio, è un film malinconico ma anche molto buffo.»
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«Conversare mi annoia, preferisco ascoltare e cogliere negli altri sfumature inedite. Rimanere in silenzio mi ha aiutato a superare la timidezza, non quella fisica perchè sono una ex atleta e ho un buon rapporto col mio corpo, ma quella della parola: per me dire ti amo era, ed è, ancora complicato, mentre "je t'aime" in fondo non significava nulla»
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«Il cinema racconta l'eccezione, non la regola.»
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«Un film è come una partitura musicale. Bisogna seguire il direttore d'orchestra, accordarsi con gli altri, e capire la partitura, ma è fondamentale metterci del proprio.»
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«Adoro leggere in pubblico e una volta un critico ha detto: sembra che le parole nascano nel momento in cui le pronuncia. Ecco, io voglio far arrivare le emozioni intatte al pubblico. Dare magia al verbo è come interpretare un bel ruolo.»
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