«Carlo Antoni ha notato, nei suoi saggi sul Croce, che il travaglio sulla distinzione fra attività, e fra prassi etica ed economico-politica, mutava dapprima inavvertitamente dal suo autore, la prospettiva di tutto l'edificio. Volgendosi, nella Filosofia della pratica, con interessi ancora solo speculativi, alla considerazione della politica, Croce era critico, soprattutto, della democrazia umanitaria, illuministica, egualitaria.»
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«Sovente, gli uomini trovano di aver interesse a non pensare o non hanno l'energia e la costanza intellettuale occorrenti per pensare sul serio. Ma se pensano, vincendo gli ostacoli pratici che si frappongono al pensare, possono giungere al vero.»
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«Un romanziere della fama internazionale di Koestler, il cui libro più diffuso si guadagnò poi una recensione lusinghiera di Benedetto Croce, ha narrato in "Schiuma della terra" come la filosofia crociana fosse il nostro argomento di conversazione quotidiana anche in campo di concentramento.»
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«Il Croce, per conto suo, fu meno crociano di molti suoi seguaci per il fatto che in lui il temperamento, il gusto, non furono quasi mai sopraffatti dai suoi schemi teorici.»
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«Le carceri sono luoghi favorevoli alla lettura dei testi di filosofia. Silvio Spaventa, zio di Croce, spese, e spese bene, gli anni dell'ergastolo nella meditazione delle opere di Hegel.»
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«Quando gli amici del "Mondo" mi hanno chiesto di prendere la parola a commemorazione di Benedetto Croce, dapprima ho esitato. [...] Degli scritti di Croce io ho preso conoscenza in carcere e al confino. La loro lettura mi ha rivelato il pensiero dialettico, storicistico. Sembrava, allora, che esso circolasse, meglio che in altre, nella filosofia della prassi, così come l'aveva interpretata il maestro di Croce, Antonio Labriola, e come la sviluppava la testa più alta dell'antifascismo rivoluzionario, Antonio Gramsci. Non a caso, a commento delle "Lettere dal carcere" di Gramsci, Croce stesso ha scritto che "come uomo di pensiero egli fu dei nostri".»
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«Anni fa si svolse in Inghilterra un curioso dibattito: il poeta Eliot si chiedeva come mai si potesse ammirare l'opera di un poeta (nella fattispecie Goethe) di cui non si accettassero le idee, la concezione della vita. E il problema era dichiarato insolubile. Eppure il problema era già stato risolto da Marx, ammiratore della tragedia greca, sorta da una struttura sociale e da una concezione del mondo che non era certo la sua. Ed anche Nietzsche non negava l'arte di Wagner quando dichiarava che "I maestri cantori" erano un attentato alla civiltà, e non si poneva il problema perché riconosceva che tra l'ammirazione estetica e il consenso etico non c'è necessario rapporto di causa a effetto. In ogni modo un simile problema non si può porre in Italia perché in Italia è passato Croce.»
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«Il Croce si è sempre trovato a suo agio di fronte ad artisti pienamente "sliricati", totalmente aderenti a un motivo fondamentale, a uno stato d'animo unitario. Artisti come Ariosto e Verga parevano nati apposta per lui perché ogni loro pagina li contiene per intero.»
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