«I giocatori chiamati in nazionale sono tutti calciatori intelligenti, che si sacrificano per la squadra. Altri che non sono qui invece sono galli nel pollaio.»
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«Ogni ct ha la sua croce. Ognuno è libero di sponsorizzare il giocatore che vuole, è normale che ci siano pressioni da parte della stampa e dell'opinione pubblica.»
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«Un allenatore, a seconda del tipo di squadre che più allena, è più istruttore o più gestore di risorse umane. Nei grandi team prevale la seconda opzione. Sicuramente aver giocato ad alti livelli aiuta, perchè si conoscono le dinamiche e la psicologia della grande squadra e si sa come si ragiona quando si vince o si perde.»
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«Oggi viviamo nell'era della specializzazione. Non esiste il tuttologo, ma ognuno è competente in qualcosa.»
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«Ho militato per quarant'anni nel mondo del calcio. Non potrei mai fare politica. Anche di recente mi hanno chiesto di impegnarmi mettendoci la mia faccia, ma non ci penso proprio.»
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«I calciatori sono molto più sensibili ai problemi del Paese di quanto la gente possa immaginare. Purtroppo sopravvivono ancora dei luoghi comuni per cui sarebbero dei viziati che pensano solo ai soldi, alle belle auto e alle donne. Quando posso, cerco sempre di smentirli.»
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«Il mondo del calcio è come tutte le categorie della società : ci sono i buoni e i cattivi.»
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«Gli atleti che giocano nella Nazionale a prescindere dai vincoli relativi ai rispettivi club di appartenenza, manifestano in generale una grande disponibilità per qualsiasi problema legato al sociale e sarebbero pronti a mettersi al servizio anche di cause di ordine politico-imprenditoriale.»
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«L'Avvocato Agnelli è stato un vero e proprio imperatore. Con lui c'era un ottimo rapporto. Aveva una certa simpatia per me. Capiva di calcio e ne parlava in modo raffinato. Lo stesso dicasi per le donne. Le prime volte che mi arrabbiavo con i giocatori, lui mi diceva sempre: "Non prendertela con i lavoratori, che vanno sempre portati sul palmo della mano e difesi".»
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«Il mio papà odiava il potere e, di conseguenza, gli Agnelli che, all'inizio degli anni Novanta, ne erano l'emblema. Per questo motivo quando nel 1994 sono diventato allenatore della Juventus mi sono recato al cimitero in preda ai sensi di colpa e ho pregato l'anima di mio padre, morto tre anni prima, di accettare la mia scelta.»
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«Le pare credibile che un calciatore famoso, magari sposato, che gioca a livello internazionale, possa pagare altri calciatori per fare festini omosex? Penso che siamo in un periodo di pentiti. Ogni tanto viene fuori qualche pettegolezzo, ma poi ci si rende conto che a parlare sono persone con qualche problema da risolvere, che si inventano qualcosa semplicemente per attirare attenzione. Era già successo con Calciopoli. Si parte da alcune verità e poi vi si raccontano sopra delle favole.»
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«Se qualcuno mi confessasse di essere gay, gli direi di vivere a pieno questa realtà e, con intelligenza, di non farsi condizionare e di non modificare i suoi atteggiamenti con i compagni. Per finire, gli suggerirei di essere ligio alla sua professione e di fare ciò che vuole nella sua vita privata.»
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«Quando alleno, non mi piace fare il padre o assillare. Sono una guida tecnica, ma ci tengo che i calciatori sappiano che, se c'è qualcosa che vogliono confidarmi, io sono a loro disposizione.»
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«Con il passare degli anni si cresce, si matura, si migliora e ci si accorge anche di aver sbagliato. Tanti errori li ho fatti. Me ne rendevo perfettamente conto. Poi si cambia.»
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«Onestamente credo che tra i calciatori di gay non ce ne siano. In quarant'anni non ne ho mai conosciuti, nè nessuno che ha lavorato con me in tutto questo tempo e in tante squadre me ne ha mai raccontato. Penso, piuttosto, che ci possa essere qualcuno che abbia qualche tendenza, ma che non vada in giro a fare proposte o a mettere i manifesti. Questo vuol dire non vivere alla luce del sole la propria omosessualità . Credo che al mondo esista una sola razza, quella umana. Per questo non escluderei un gay, come un nero, dalla Nazionale. Penso, tuttavia, che sarebbe difficile, per come siamo fatti noi calciatori, che un giocatore omosessuale possa vivere la sua professione in maniera naturale.»
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