«L'Italia è veramente un Paese strano, basta vedere quello che sta succedendo con Silvio Berlusconi. Si parla solo di lui dimenticandosi problemi ben più gravi, come la fame nel mondo, le guerre, la povertà. Qui chi urla di più, chi fa più casino ha ragione e viene rispettato. Voi italiani amate complicarvi la vita. L'anno scorso l'Inter ha compiuto un'impresa storica vincendo il triplete, eppure si è quasi parlato di più dei problemi di Balotelli che dei trofei vinti.»
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«Ho imparato a pedalare in Africa, dove non esistono i semafori, lì sì che è pericoloso. Milano, al confronto, è il paradiso dei ciclisti.»
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«Da bambino non avevo la televisione in casa, oggi mi rifaccio. Guardo soprattutto programmi d'informazione. Il problema è che rimango come ipnotizzato dallo schermo televisivo, anche nelle trasmissioni più inutili riesco a trovare qualcosa di interessante.»
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«Io non ho avuto molte possibilità di scegliere. Mio padre mi diceva: fai così, questo è giusto, questo è sbagliato. Non critico mio padre, erano altri tempi, altre condizioni economiche. Il mio unico obiettivo è che i miei figli siano felici e pensino: "Che papà meraviglioso abbiamo".»
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«La mia testa è sempre in Africa. Con i miei figli, con mia moglie parlo la mia lingua, il bassa. In casa ho arredamenti africani, ascolto musica africana, in tv guardo spesso canali del mio Paese. In 24 ore, tolto il sonno, gli allenamenti e le partite, il resto del tempo è come se fossi in Africa.»
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«Da bambino il mio unico desiderio era giocare a calcio e che i miei genitori potessero vedermi in tv. Quel che è venuto dopo, la fama, il denaro, i trofei... tutto fantastico ma non paragonabile alla prima volta che mio papà mi ha visto in televisione.»
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«Quando ho iniziato da professionista. Quelli che, fino al giorno prima, erano i miei idoli, di colpo sono diventati i miei compagni di squadra. Un sogno.»
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«Mi ritengo molto fortunato. Penso che Dio mi abbia scelto. La persona giusta, nel momento giusto al posto giusto. Questa è l'unica spiegazione che riesco a darmi se penso alla mia vita fino a oggi.»
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«Io non ce l'ho con gli italiani che pensano: "Questi vengono a portarmi via il lavoro". Ce l'ho con chi non fa nulla per risolvere il problema, i governi africani come i governi occidentali. Senza dimenticare la cooperazione: le onlus raccolgono tanto denaro ma tutti questi soldi in Africa non si vedono.»
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«Per troppi africani non c'è futuro, c'è solo la morte. Ecco perché salgono sulla prima barca che può portarli in Europa. Tanto, morire per morire, vale la pena di rischiare. Non hanno niente da perdere. Li capisco.»
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«Chi non è mai stato in Africa non può capire a che livello è arrivata la disperazione degli africani. Ogni estate porto in Camerun degli amici europei, gente che non lo dice ma che nella propria testa magari pensa: "Perché non se ne stanno a casa loro invece di venire qui?". Una volta sul posto, cambiano opinione.»
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«La mia speranza, come quella di tutti, è che quanto sta accadendo serva per un cambiamento in meglio. Chi scende in strada in Egitto, Tunisia, Libia chiede democrazia, lavoro, libertà. Ma tutto deve accadere nell'interesse di quei popoli, non di nuove élite o, peggio, di poteri stranieri. Per tutta l'Africa l'autodeterminazione è stata un passaggio importante, ma, poi, alle dominazioni straniere si è sostituita la dominazione di pochi.»
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«Sono nato in mezzo al bisogno, vengo da una famiglia povera. Con la mia Fondazione voglio offrire ai bambini cure mediche, istruzione e attività sportiva. Un bambino sano e istruito ha molte più possibilità di avere una vita decente.»
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