«Mi considero un privilegiato, un uomo fortunato. Certo, bisogna organizzarsi bene, ma per fortuna vivere a Parigi, dove la mia riconoscibilità è minore rispetto all'attenzione dei fotografi e delle riviste di gossip italiane, mi consente di muovermi più serenamente con i miei bambini, nelle strade, nei negozi, al mercato. Ore di normalità, che poi sono il grande segreto per crescere bene i nostri figli.»
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«Il lusso mi ripugna davvero. Mi fa venire in mente interni tristi pieni di orpelli, vecchie Mercedes, ambienti chiusi in cui ogni dettaglio è scelto con cura, ma chiama fuori dalla vita. Ecco, il lusso mi dà l'idea della morte.»
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«Non credo in Dio, ma ho fede nella forza della vita. Scopro la vera eccitazione nella magia di un film, in un nuovo incontro, nella politica che cambia le cose, nei progetti che mi passano per la testa.»
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«Mi intendo di inquietudine, di quel piccolo inferno personale che ciascuno di noi si porta dentro. E per un po' ho avuto anche bisogno di uno psicanalista.»
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«In Francia si avverte la citoyenneté che è appartenenza della nazione, senso della collettività, dei diritti e dei doveri. Non è una cosa diversa dal rispetto delle leggi e per la cosa pubblica che si respira, o almeno si respirava, in Emilia o in Toscana. I miei genitori non hanno avuto bisogno di insegnarmi che le tasse si pagano. Era implicito nel loro essere cittadini e militanti comunisti.»
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