Steve Vai

chitarrista, compositore, produttore discografico e cantante statunitense

«Mi piace stare seduto e guardare le mie dita scorrere su e giù per la tastiera. Mi dà una grande gioia e un grande senso di libertà l'idea di poter prendere in mano uno strumento e lasciare volar via le note dalle corde. Mi piace e non smetterò certo perché non è più considerata una cosa di moda.»

tag: liberta moda
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«Nel futuro la chitarra avrà ancora un ruolo di primo piano, ma non so dire se essere un virtuoso sarà ancora importante.»

tag: virtu
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«Credo che la chitarra sia uno strumento molto importante per il rock. Credo che la parola "hero" possa andare bene per quanti hanno apportato all'evoluzione del suono della chitarra un contributo rilevante, finendo per essere considerati al tempo stesso dei virtuosi.»

tag: tempo virtu
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«La musica psichedelica degli anni '60 era considerata mitologia, poi è arrivata la musica degli anni '70 e ha bollato quella generazione come degli hippies senza speranza. Poi sono arrivati gli anni '80 e hanno fatto a pezzi quelli che facevano a pezzi gli hippies, finché il movimento grunge è arrivato per dire che la musica degli anni '80 era una merda.»

tag: musica speranza
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«Nella musica i generi vanno e vengono. Il trend successivo di solito si prende gioco di quello precedente.»

tag: musica gioco
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«Ho visto ragazzi suonare incredibilmente bene! Più velocemente di me, in modo più pulito e con più tecniche e trucchi. Prendete ad esempio i Judas Priest. Loro sono dei musicisti fenomenali e quando hanno iniziato non erano che dei ragazzini. Insomma bisogna lavorare duro ed impegnarsi sempre per migliorarsi e creare qualcosa di nuovo. Musica nuova!»

tag: lavoro
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«Se volete diventare dei grandi chitarristi ed essere come me, non dovete fare altro che considerarmi cosa vecchia e guardare oltre Steve Vai.»

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«Amo insegnare, ma amo molto di più suonare. Se io suono la gente può imparare da me comunque. In più c'è il vantaggio che chi mi osserva vede in azione un musicista anziché un insegnante.»

tag: amore
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«Tutti e quattro i miei nonni erano italiani ma io sono e mi considero americano. Gli italiani sono particolari, gesticolano e parlano molto con le mani, si abbracciano, sono passionali e amano il buon cibo. La prima volta che sono stato in Italia ricordo che si è subito sviluppato un grande feeling. Mi sono sentito come a casa ma mi sento comunque profondamente americano.»

tag: cibo
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