Umberto Saba

poeta, scrittore e aforista italiano

Umberto Saba, al secolo Umberto Poli, nasce a Trieste nel 1883 dal matrimonio tra Felicita Rachele Cohen, di confessione ebraica, e Edoardo Poli. Il nome d’arte deriverebbe dall’ebraico, forse a significare “pane” oppure in onore all’amata balia (“madre di gioia”) Peppa Sabaz. Il padre abbandona prima della nascita la madre di Saba che decide così di allontanare il figlio per ben tre anni. Una situazione che genera dei traumi nel piccolo Umberto. 

Saba cresce in un ambiente matriarcale e frequenta con scarsi risultati le scuole, compresa l’università. Nel 1921 esce la prima edizione del Canzoniere, cui seguono le altre fino a quella definitiva pubblicata nel 1961, dopo la morte dell’autore. In seguito ad alcune crisi nervose, Saba decide di farsi curare dal dottor Weiss, psicanalista anche di Svevo. Nel 1938 lascia Trieste per Parigi a causa delle leggi razziali e, tornato in Italia l’anno successivo, cerca rifugio prima a Roma e poi a Firenze, dove gode dell’aiuto di Eugenio Montale. 
 
La poetica del poeta è contraddistinta da un linguaggio semplice e quotidiano. I versi si ispirano alla sua stessa biografia, tra gioie e dolori. Al centro delle opere ritroviamo la sua città natia, Trieste, con cui vive in un rapporto continuo di amore e odio.
 
Amai trite parole
che non uno osava
m’incantò la rima fiore amore
la più antica difficile del mondo
data: 12/13/14 autore:

«La letteratura sta alla poesia come la menzogna alla verità.»

tag: verita
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«Non volano gli uccelli, né quei vaghi | gli fanno accanto il nido, altro non odi | che il silenzio, non vedi altro che l'aria.»

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«Intorno a una grandezza solitaria | non volano gli uccelli, né quei vaghi | gli fanno accanto il nido, altro non odi | che il silenzio, non vedi altro che l'aria.»

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«Amai trite parole che non uno | osava. M'incantò la rima fiore | amore, | la più antica difficile del mondo. | | Amai la verità che giace al fondo, | quasi un sogno obliato, che il dolore | riscopre amica. Con paura il cuore | le si accosta, che più non l'abbandona. | | Amo te che mi ascolti e la mia buona | carta lasciata al fine del mio gioco.»

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«Ho parlato a una capra, | Era sola sul prato, era legata. | Sazia d'erba, bagnata | dalla pioggia, belava. | | Quell'uguale belato era fraterno | al mio dolore. Ed io risposi, prima | per celia, poi perché il dolore è eterno, | ha una voce e non varia. | Questa voce sentiva | gemere in una capra solitaria.»

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«Nella mia giovinezza ho navigato | lungo le coste dalmate. Isolotti | a fior d'onda emergevano, ove raro | un uccello sostava intento a prede, | coperti d'alghe, scivolosi, al sole | belli come smeraldi. Quando l'alta | marea e la notte li annullava, vele | sottovento sbandavano più al largo, | per fuggirne l'insidia. Oggi il mio regno | è quella terra di nessuno. Il porto | accende ad altri i suoi lumi; me al largo | sospinge ancora il non domato spirito, | e della vita il doloroso amore.»

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«L'opera d'arte è sempre una confessione.»

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«Amo te che mi ascolti e la mia buona carta lasciata al fine del mio gioco.»

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«Era questo la vita: un sorso amaro.»

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«La letteratura sta alla poesia come la menzogna alla verità.»

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«Ai poeti resta da fare la poesia onesta.»

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«Amai trite parole che non uno osava. M'incantò la rima fiore amore, la più antica difficile del mondo.»

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«Gli italiani non sono parricidi; sono fratricidi... Vogliono darsi al padre, ed avere da lui, in cambio, il permesso di uccidere gli altri fratelli.»

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«Amai trite parole che non uno | osava. M'incantò la rima fiore | amore, | la più antica difficile del mondo. | | Amai la verità che giace al fondo, | quasi un sogno obliato, che il dolore... »

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«Ho parlato a una capra, | Era sola sul prato, era legata. | Sazia d'erba, bagnata | dalla pioggia, belava. | | Quell'uguale belato era fraterno | al mio dolore. Ed io risposi, prima... »

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«Nella mia giovinezza ho navigato | lungo le coste dalmate. Isolotti | a fior d'onda emergevano, ove raro | un uccello sostava intento a prede, | coperti d'alghe, scivolosi, al sole | belli come smeraldi. Quando l'alta | marea e la notte li annullava, vele... »

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