«Se oggi chiedi a uno di Tarquinia come le ragazze vengon su così colorite, al contrario di quel che accadeva una volta, ti risponderà additandoti la fontana. È l'acqua, è il miracolo dell'acqua che ha moltiplicato la popolazione e fatto rifiorire le guance di quelle giovinette che a tempo mio, in primavera, apparivano tutte un po' estenuate ed anemiche, e andavano a farsi le iniezioni in farmacia, quando non si limitassero, per pudore, a bere qualche ovetto, a mangiare qualche bistecchina e a trangugiare con disgusto un mezzo bicchiere di vino rosso.»
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«Chiunque è nato in Maremma conosce vita, morte e miracoli della tarantola, ragno elegiaco e erraiolo, molto meno pericoloso di quel che la fantasia popolare farebbe credere.»
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«Fin da ragazzo ho amato le distanze e la solitudine. Uscire dalle porte del mio paese e guardarlo dal di fuori, come qualche cosa di perduto, era uno dei miei più abituali diletti. Piacere e terrore mi portavano in certi luoghi romiti, sacri alla morte, a cui però non pensavo se non per quel tanto che m'impediva d'inoltrarmi troppo in un così pauroso reame. Uscito da Porta Clementina, dove comincia la via del cimitero e delle tombe etrusche, la mia evasione, di solito, s'arrestava pochi passi più in là. Di rado mi spingevo fino a quella strana, disabitatissima villa, chiamata Villa Tarantola, che vede già il camposanto ed era allora per me un sito misterioso, enigmatico, evocante, nel suo nome, i velenosi ragni che danno il ballo di San Vito.»
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«Poesia potrebbe anche definirsi: la fiducia di parlare a sé stessi.»
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«L'idea che ci facciamo d'ogni cosa | è cagione che tutto ci deluda.»
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«Le mie giornate sono | frantumi di vari universi | che non riescono a combaciare. La mia fatica è mortale.»
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«Ispirazione per me è indifferenza. | Poesia: salute e impassibilità. | Arte di tacere. | Come la tragedia è l'arte di mascherarsi.»
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«Lenta e rosata sale su dal mare | la sera di Liguria, perdizione | di cuori amanti e di cose lontane.»
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«Io nacqui forestiero in Maremma, di padre marchigiano, e crebbi come un esiliato, assaporando con commozione precoci tristezze e indefinibili nostalgie. Non mi ricordo la mia famiglia, né la casa dove son nato, esposta a mare, nel punto più alto del paese, buttata giù in una notte come dall'urto di un ciclone, quando io avevo due anni appena.»
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«Così la fanciullezza | fa ruzzolare il mondo | e il saggio non è che un fanciullo che si duole di essere cresciuto.»
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«Autunno. Già lo sentimmo venire | nel vento d'agosto, | nelle pioggie di settembre | torrenziali e piangenti | e un brivido percorse la terra | che ora, nuda e triste, | accoglie un sole smarrito. | Ora che passa e declina, | in quest'autunno che incede | con lentezza indicibile, | il miglior tempo della nostra vita | e lungamente ci dice addio.»
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«Non so dove i gabbiani abbiano il nido, | ove trovino pace. | Io son come loro | in perpetuo volo. | La vita la sfioro | com'essi l'acqua ad acciuffare il cibo. | E come forse anch'essi amo la quiete, | la gran quiete marina, | ma il mio destino è vivere | balenando in burrasca.»
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«Già di settembre imbrunano | a Venezia i crepuscoli precoci | e di gramaglie vestono le pietre. | Dardeggia il sole l'ultimo suo raggio | sugli ori dei mosaici ed accende | fuochi di paglia, effimera bellezza.»
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«Volata sei, fuggita | come una colomba | e ti sei persa là, verso oriente. | Ma son rimasti i luoghi che ti videro | e l'ore dei nostri incontri. | Ore deserte, | luoghi per me divenuti un sepolcro | a cui faccio la guardia.»
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«Felicità... ti ho riconosciuta dal passo con cui ti allontanavi.»
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«Il saggio non è che un fanciullo che si duole di essere cresciuto.»
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«Dovevamo saperlo che l'amore brucia la vita e fa volare il tempo.»
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«Ti porto in me, come il mare un tesoro affondato.»
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