«Avevo quindici anni, ero in Germania a Mannheim per un torneo giovanile, una delle prime uscite lontano da casa come giocatore di basket. Io e i miei compagni fummo travolti dall'affetto dei nostri connazionali emigrati per lavoro. Ogni volta che giocavano eravamo attorniati da decine di tricolori. Dopo aver vinto il torneo ci accompagnarono al treno sventolando le bandiere italiane.»
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«I soldi sono una bella soddisfazione, ma non sono una motivazione. Non è che il denaro non mi interessi, anzi, mi interessa molto. Ma io gioco perché mi diverto.»
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«Ho perso ogni motivazione. Nel gioco del basket non ho più nulla da dimostrare: è il momento migliore per me per smettere. Ho vinto tutto quello che si poteva vincere. Tornare? Forse, ma ora penso alla famiglia.»
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