«È qualcosa che faccio in modo molto intuitivo, semplicemente perché non sono in grado di lavorare diversamente.»
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«Non penso che nel mio lavoro l'accento cada sulla collaborazione, ma piuttosto sul processo di scambio. Così l'opera è là, e appartiene a tutti.»
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«Certo ora il mio lavoro è più controllato e quindi meno definito rispetto ai primi lavori, quindi risulta più difficile da interpretare. Lavoro parecchio in collaborazione.»
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«Per me l'arte è vuota, trasparente: è un dispositivo per mettere in moto interpretazioni che appartengono a chi guarda. Alla fine sono gli spettatori a fare il lavoro degli artisti.»
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«In un certo senso il vero significato del nostro lavoro consiste semplicemente nel modo in cui la gente ha intenzione di usarlo.»
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«Io voglio solo offrire punti di vista e angolature differenti per osservare il mio lavoro. Può darsi che sia un trucco per trovare una personalità.»
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«Con la mia arte desidero offrire tanti punti di vista diversi dal quale osservare il mio lavoro. Forse è per questo che nascono definizioni diverse e spesso contrastanti.»
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«Credo che la moda e la musica vadano di pari passo e così dovrebbero. È il lavoro dell'artista creare l'immaginario che armonizza la musica.»
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«La mia esperienza è stata che il lavoro è il modo migliore per tirare fuori se stessi dal baratro.»
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«Non è abbastanza parlare di pace. Bisogna credere in essa. E non basta nemmeno credere in essa. Bisogna lavorare per ottenerla.»
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«C'è una parte di sinistra che mi detesta e si lamenta di una mia presunta lontananza dai valori dei padri. Vedremo se è più di sinistra piangere sulle questione teoriche della classe operaia o ragionare concretamente su come pulire questa città, creare opportunità di lavoro per i giovani, per la casa, per il recupero di alcune zone degradate, per la creazione di 500 posti di lavoro nel settore culturale... Slogan berlusconiano? La gente però capisce.»
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«Da oltre vent'anni lavoro in maniera continuativa e credo di essere in questo senso una privilegiata e molto fortunata. Non ho mai avuto momenti di stop lunghi e neanche momenti di "tv forzata". Ho fatto le mie cose, alcune sono andate meglio, altre peggio ma quando si lavora si sperimenta. Se uno non lavorasse mai, non rischierebbe nulla.»
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«Oh, basta con questa mia immagine di donna fredda e perfettina. Non corrisponde alla realtà. È chiaro che bisogna distinguere fra il mondo del lavoro e quello privato. Ho sempre avuto ruoli di responsabilità e dovevo, devo mantenere un certo atteggiamento. Sono esigente: con me stessa e con i collaboratori. Ma in privato sono un'altra donna: allegra, espansiva, solare. E poi... ho aspetti che uno non immagina. Sa quante volte mi sono travestita e con mio figlio Gabriele, travestito pure lui, ce ne siamo andati di notte in giro per le vie a rischio di Milano, dove c'è droga, prostituzione, delinquenza, per capire che cosa succede veramente e poi prendere provvedimenti?»
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«[Sul lavoro si fida più degli uomini o delle donne?] Di chi è capace. Di chi mi dice quello che pensa.»
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«Ho sempre lavorato duro per dimostrare di essere brava. A tutte le donne succede così, lavorare con i maschi ci tempra.»
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«Occorre lavorare sulla ridefinizione della produzione, sulla ridefinizione del rapporto uomo e materia perché l'uomo possa ritrovare il proprio spazio senza essere attanagliato, asfissiato, ricoperto da un mucchio di cose futili, generalmente portatrici di simbolismi estremamente dubbi.»
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«Questo lavoro fatto per ragioni prettamente estetiche o culturali non ha senso.»
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«Anelare ed attendere non basta, e ci comporteremo in altra maniera: ci metteremo al nostro lavoro ed adempiremo al "compito quotidiano", nella nostra qualità di uomini e nella nostra attività professionale. Ciò è semplice e facile, quando ognuno abbia trovato e segua il demone che tiene i fili della sua vita.»
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