«Fellini era affettuoso. Gli chiesi di recitare nei suoi film. Lui mi accarezzò l'ovale e mi disse: "Renatino, tu qui sei sprecato". Ma che sprecato, famme lavorà! Così mi fece lavorare in Satyricon e in Casanova. Si girava sempre di notte.»
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«La gente lavora tantissimo, in America. Si ammazza di lavoro. Soprattutto in questo clima economico. Non credo che abbia tempo e voglia di pensare alla politica, all'ambiente, alla big picture. Ha bisogno di cose semplici e accessibili, la mente è così preoccupata dalla durezza della vita quotidiana.»
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«C'è moltissima gente che tira normalmente sul lavoro: per fare meglio la segretaria, per operare i pazienti, per trovare il coraggio di fare il vigile del fuoco. C'entra la fragilità dell'uomo, sempre più stressato, c'entrano la solitudine e l'impossibilità di ammettere la sofferenza. E soprattutto la troppa competizione. La coca sembra farti passare la paura del disagio, nascondere il tuo lato debole.»
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«Sono una gran pigrona, una pigra nata. Mai sul lavoro, però: i pigri sono quelli che alla fine lavorano di più.»
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«Le idee iniziali sono in genere quelli di un singolo individuo, ma la concretizzazione della realtà e la verità sono, in generale, il lavoro di più persone.»
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«Io e mio marito abbiamo le stesse idee. Condividiamo amici e lavoro. Poi abbiamo due figlie, la maggiore lavora con me, la più piccola mi fa gli orecchini che metto in tv. Altro che pubblicità occulta, l'ho già detto anche a Striscia la notizia: speriamo che riesca a commercializzarli, così me la levo un po' dalle croste.»
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«Le persone più inusuali con cui ho passato il Natale sono state le truppe impegnate in Iraq, lo scorso anno. Ero in Medio Oriente, è stato senza dubbio uno strano Natale, difficile. Vedere quei ragazzi lavorare duro, con la paura di saltare in aria ad ogni momento, è stata una difficile esperienza.»
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«Faccio l'attore hard da 25 anni. Gran parte della mia carriera si è svolta all'estero perché non si capiva se la legge italiana consentiva questo tipo di attività o no. Questo mette molto in difficoltà la gente del nostro mondo, in Italia si rischia la galera. Dal 1999 io lavoro e produco solo all'estero.»
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«Non potevo continuare a lavorare accerchiato come il generale Custer. Non si può vivere bene in un'azienda che ti considera un nemico interno.»
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«La virtù principale del capolavoro, se vogliamo continuare a chiamarlo così, è quella di creare un nuovo modo di guardare le cose.»
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«Il comporre perde totalmente il carattere di lavoro, diventa pura beatitudine.»
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«Lo sport è sforzo fatto liberamente, per pura soddisfazione in sé, mentre il lavoro è uno sforzo a cui si è costretti in vista del suo rendimento.»
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«La cultura non è figlia del lavoro ma dello sport. Si sa bene che attualmente mi trovo solo tra i miei contemporanei nell'affermare che la forma superiore dell'esistenza umana è proprio lo sport.»
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«Decrescerà, per quanto possibile, il gesto triste del lavoro che pretende giustificarsi con patetiche considerazioni riguardanti i doveri umani e il sacro lavoro della cultura. [L'artista] otterrà le sue splendide creazioni scherzando e senza darle grande importanza. Il poeta tratterà la sua propria arte con la punta del piede, come un buon calciatore. Nel corso di tutto il secolo XIX si è assistito ad un amaro gesto del giorno feriale. Oggi i giovani sembrano disposti a dare alla vita un aspetto imperturbabile di giorno festivo.»
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«Al lavoro si contrappone un altro tipo di sforzo che non nasce da un'imposizione, ma da un impulso veramente libero e generoso della potenza vitale: lo sport [...] Si tratta di uno sforzo lussuoso, che si dà a mani piene senza speranza di ricompensa, come il traboccare di un'intima energia. Perciò la qualità dello sforzo sportivo è sempre egregia, squisita.»
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«Ogni cosa concreta è costituita da una somma infinita di relazioni. Le scienze procedono discorsivamente, cercano ad una ad una queste relazioni, e, pertanto, avranno bisogno di un tempo infinito per esaurirle tutte. È questa la vera tragedia della scienza: lavorare per un risultato che non raggiungerà mai pienamente.»
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«Quando reciti da un po' di tempo, diventa piuttosto facile accendersi e spegnersi! Quando sei all'inizio, senti il bisogno di rimanere nel personaggio il più a lungo possibile. Come attore devi pagare un certo prezzo per tornare al mondo reale, tanto che diventa quasi più facile rimanere nella parte per tutto il tempo.»
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«Giro quasi sempre dei film in lingua straniera ed è diventato per me piuttosto naturale. È una questione d'abitudine. Non vivo all'estero e ho un modo di pensare francese, ma quando lavoro per un po' in inglese, mi capita di non trovare più le parole in francese. Ho bisogno di un periodo di riadattamento. Arrivo a pensare che girare in inglese mi dia maggiore libertà perché mi separa maggiormente dalla mia storia personale.»
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