«Un insegnante di scuola oppure un professore non può educare i singoli, ma solo le specie.»
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«Faccio almeno sette ore di allenamento al giorno. Qui vengono i migliori coreografi del mondo: Pina Bausch, Roland Petit... C'è una scuola con maestri pazzeschi. Un internato che ospita decine di ragazzi. Il balletto è considerato importante. Siamo valorizzati.»
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«Avevo forse 15 anni quando a scuola un bulletto, più grande di me di due o tre anni, mi sfida. Vincere una corsa è un gran vanto. Per molto tempo lo evito, ma alla fine cedo. Tutta la scuola è lì a guardarci. Lui scatta in anticipo e prende un bel vantaggio: a 20 metri dal traguardo si volta per sfottermi ed è lì che io lo supero. Da allora mi ha lasciato stare. Senza la corsa avremmo fatto a botte e le avrei prese.»
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«Da ragazzino non ero il classico ciccione simpatico, ero introverso, non mi trovavo a mio agio con me stesso. Il rapporto con il cibo era causato da una sofferenza interiore. Mi sentivo tutti contro, ero continuamente tartassato, e lo sport preferito dai miei compagni di scuola era quello di rincorrermi e, quando mi avevano raggiunto, mi gridavano "tocca Ferro".»
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«Più che una riforma, la mia credo sia una manutenzione della scuola: rimette al centro la sfida educativa in collaborazione stretta con la famiglia.»
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«A scuola un ragazzo mi versò dell'acqua sulla maglietta urlando "Così forse cresceranno!".»
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«Ho deciso di investire in un club sportivo per aiutare i giovani. Con il collasso del sistema sovietico non c'è abbastanza denaro per avvicinare i bambini al mondo dello sport. Quando hanno finito la scuola, i ragazzi vagano per le strade ed è necessario offrire loro qualche interesse. In questi casi, lo sport è una delle migliori cose.»
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«Mamma mi ha iscritta ad una scuola di recitazione quando avevo quattordici anni. Sono andata avanti a studiare per qualche tempo... forse era un modo per farmi star zitta.»
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«Sin da piccolissimo, mio fratello Giovanni, che ora è il mio manager insieme all'altro fratello Corrado, mi sfidava con una palla di carta e scotch nel corridoio di casa. Poi passavo tante ore a giocare nei parchi di Brescia, accompagnato sempre da papà : era in pensione e mi dedicava tutti i pomeriggi dopo la scuola.»
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«Il 65 per cento degli studenti nelle università iraniane è donna. Se c'è una aspetto positivo dell'operato di Khomeini è di aver mandato a scuola le ragazze.»
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«Il vantaggio enorme di Internet è di essere accessibile a velocità e con flessibilità molto più alte del mondo reale. Però in ambo i casi non ci possiamo districare bene nè col mondo vero, nè con Internet se non abbiamo prima acquisito solidi criteri di giudizio. Occorre, cioè, avere cultura (non solo informatica). La cultura si acquisisce anche a scuola e poi da libri, giornali, discorsi, conferenze, maestri. Attenti, però, ci sono maestri buoni e maestri cattivi; il criterio di giudizio deve permettere anche di evitare i secondi.»
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«Alla Scuola Nazionale di Cinema ci sono degli ottimi corsi. Ma è innanzitutto necessario avere qualcosa da dire e trovare il linguaggio adeguato per dirla.»
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«Nel Mali ho visto un computer nel municipio e uno in una scuola. Ma non c'è corrente elettrica per farlo funzionare. Poco male, dicono le agenzie per lo sviluppo, ci mettiamo un generatore. E i soldi per il carburante dove li trovano? Internet non è la risposta per ogni problema.»
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«Gli insegnanti della scuola pubblica, come tutti gli italiani, fanno il loro dovere, bisogna incoraggiare il loro lavoro.»
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«Non basta mandare i figli a scuola, bisogna accompagnarli sulla via degli studi, bisogna costruire giorno per giorno in essi la consapevolezza che a scuola si va non per conquistare un titolo, ma per prepararsi alla vita.»
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«Non credo nelle ideologie, non credevo nelle ideologie codificate e affidate ai volumi rilegati e alle biblioteche e agli archivi. Non credo nelle ideologie chiuse, da scartare e usare come un pacco che si ritira nell'ufficio postale. L'ideologia te la fai tu, con quello che ti capita, anche a caso. Io posso essermela fatta anche sul catechismo che mi facevano imparare a scuola, e che per forza di cose poneva dei problemi, per forza di cose io ero portato a contestare.»
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«Non è importante quanto hai studiato. E' più importante quanto hai assorbito e capito di ciò che hai studiato.»
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«C'è un momento in cui si percepisce il piacere, anche fisico, di leggere. Per me quel momento è coinciso con la fine della scuola. Perchè quando finisce l'obbligo, il dovere della lettura si trasforma in piacere e quei libri che erano stati vissuti come momento di studio diventano scelte personali. E' l'inizio del tuo telecomando.»
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«Bisognerebbe andare a scuola di povertà per contenere il disastro che la ricchezza sta producendo.»
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