«Graziano è un buon padre ed è stato fondamentale per la mia carriera. E' stato un pilota di grande talento che però per sfortuna - infortuni, cadute e incidenti - non ha vinto quel che doveva vincere. Io sono arrivato per finire il lavoro che lui aveva cominciato. Umanamente mi ha insegnato che bisogna fare le cose divertendosi, essere seri, lavorare, però allo stesso tempo senza prendersi troppo sul serio. Ho fatto mio il suo modo di pensare.»
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«Nei miei arrangiamenti e nelle armonie c'è molta Sicilia. Adoro anche il lavoro che fa Camilleri sulla lingua, riutilizzanndo vocaboli siciliani. È il recupero di uno dei tanti colori d'Italia e noi di colori ne abbiamo tanti.»
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«Credo di aver messo gioia e sofferenza al servizio del mio lavoro e dei miei rapporti sentendomi a volte una locomotiva e altre volte un treno al rallentatore in movimento verso un'altra fermata, un altro capitolo della tua strada.»
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«Poco più che adolescente lasciai il Sudafrica per lavorare a Milano, come modella. All'epoca non avevo nulla, se non una piccola frase preziosa che mi aveva insegnato mia madre: "Qualsiasi cosa accada, pensa che potrai sopportarlo, superarlo, quindi scegliere ciò che vuoi davvero".»
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«Per lavoro viaggio moltissimo: 200 giorni all'anno passati in alberghi di tutto il mondo. Ecco, se posso vorrei lanciare un appello agli albergatori: per favore mettete più frutta fresca e verdura nei menu e spostate più avanti l'orario della prima colazione!»
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«Mi rilassa stare sul palco. In realtà sono sempre all'erta e in agitazione. Il lavoro che svolgo, la composizione musicale, avviene prima di tutto nella mia testa, e questo significa che non stacco mai, salvo quando - appunto - mi esibisco in concerto. Sento l'attenzione del pubblico, che è grandissima, e l'interesse prepotente per l'arte e per tutto ciò che è nuovo e fresco.»
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«Mi manda in bestia il continuo riemergere dell'insinuazione secondo cui non sarei io il vero autore dei miei romanzi. Si è detto che me li scriveva Jeffery Deaver, figuriamoci. Poi che era mia moglie, la quale ha sempre lavorato come architetto. Adesso sbuca fuori un fantomatico ghostwriter italo-americano. Non accetto che, senza uno straccio di prova, si metta in dubbio la mia onestà verso i lettori. E sono pronto a rivendicarla in tutte le sedi.»
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«Ho lavorato per trent'anni in Rai. È un'azienda misteriosa dalla quale non riesci mai a liberarti. Vedere in difficoltà l'azienda dove hai lavorato per tanti anni, ti addolora e ti fa rabbia.»
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«Le mie opere sono uova fresche di giornata e i miei cassetti sono pieni di cose che riguardano i miei nipoti. Dirò di più. Mi disfo di tutto quanto ha a che fare con un libro non appena l'ho pubblicato. Distruggo le prove del reato, insomma.»
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«Diffondere l'idea della libertà è un lavoro difficile: ha bisogno del vostro aiuto. Per questo il progetto GNU rimarrà legato al significato di "software libero", per aiutare a diffondere l'idea di libertà. Se sentite che libertà e comunità sono importanti in quanto tali, non soltanto per la convenienza implicita in esse, unitevi a noi nell'utilizzare il termine "software libero".»
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«Negli anni, molte aziende hanno contribuito allo sviluppo del software libero. Alcune di queste aziende sviluppavano principalmente software non libero, ma le due attività erano separate. Per questo potevamo ignorare i loro prodotti non liberi e lavorare con loro sui progetti di software libero. Quindi potevamo poi onestamente ringraziarli per i loro contributi al software libero, senza parlare degli altri prodotti che portavano avanti. Non possiamo fare altrettanto con queste nuove aziende, poiché loro non lo accetterebbero. Queste aziende cercano attivamente di portare il pubblico a considerare senza distinzione tutte le loro attività. Vogliono che noi consideriamo il loro software non libero come se fosse un vero contributo, anche se non lo è. Si presentano come "aziende open source" sperando che la cosa ci interessi, che le renda attraenti ai nostri occhi e che ci porti ad accettarle.»
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«La relazione tra il movimento del Software Libero e quello Open Source è semplicemente l'opposto di questa situazione. Siamo in disaccordo sui principi di base, ma siamo più o meno d'accordo sugli aspetti pratici. Perciò possiamo lavorare ed in effetti lavoriamo assieme su molti progetti specifici. Non vediamo il movimento Open Source come un nemico. Il nemico è il software proprietario.»
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«Il mio lavoro nel campo del software libero è motivato da un obiettivo idealistico: diffondere libertà e cooperazione. Voglio stimolare la diffusione del software libero, rimpiazzando i programmi proprietari che proibiscono la cooperazione, in modo da rendere la nostra società migliore.»
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«Abbiamo già ridotto moltissimo la quantità di lavoro che la società nel suo complesso deve fare per ottenere la sua produttività attuale, ma poco di questo si è tradotto in benessere per i lavoratori perché è necessario accompagnare l'attività produttiva con molta attività non produttiva. Le cause principali sono la burocrazia e gli sforzi a tutto campo contro la concorrenza. Il software libero ridurrà di molto questo drenaggio di risorse nell'area della produzione del software. Dobbiamo farlo affinché i guadagni tecnici in produttività si traducano in meno lavoro per noi.»
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«L'idea del copyright non esisteva in tempi antichi, quando gli autori copiavano estesamente altri autori in opere non narrative. Questa pratica era utile, ed è il solo modo attraverso cui almeno parte del lavoro di alcuni autori è sopravvissuto. La legislazione sul copyright fu creata espressamente per incoraggiare l'originalità. Nel campo per cui fu inventata, cioè i libri, che potevano essere copiati a basso costo solo con apparecchiature tipografiche, non fece molto danno e non pose ostacoli alla maggior parte dei lettori.»
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«Non c'è niente di male nel chiedere di esser pagati per il proprio lavoro, o mirare ad incrementare le proprie entrate, fintanto che non si utilizzino metodi che siano distruttivi. Ma i metodi comuni nel campo del software, al giorno d'oggi, sono distruttivi.»
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«Io credo che il punto fondamentale sia che, se a me piace un programma, io debba condividerlo con altre persone a cui piace. I venditori di software usano il criterio "divide et impera" con gli utenti, facendo sì che non condividano il software con altri. Io mi rifiuto di spezzare così la solidarietà con gli altri utenti. La mia coscienza non mi consente di firmare un accordo per non rivelare informazioni o per una licenza d'uso del software. Ho lavorato per anni presso il laboratorio di intelligenza artificiale per resistere a queste tendenze e ad altri atteggiamenti sgradevoli, ma col tempo queste sono andate troppo oltre: non potevo rimanere in una istituzione dove ciò viene fatto a mio nome contro la mia volontà.»
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«È chiaro che altri problemi come il fondamentalismo religioso, la sovrappopolazione, i danni all'ambiente e il dominio del business su governi, scienza, pensiero e società sono molto più grandi del software non libero. Ma molta altra gente ci già sta lavorando, e io non ho nessuna grande capacità o idee per indirizzarle. Così sembra che sia meglio che io continui a lavorare sul problema del software libero. Ad ogni modo, il software libero contrasta uno degli aspetti del dominio dell'economia sulla società.»
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«Questa professione [l'imperatore] non è poi male. Il lavoro è facile, la paga è buona. Inoltre fornisce un'invidiabile sicurezza per il futuro... se si esclude il rischio di qualche rivoluzione. Vengo da una famiglia che ha sempre avuto fortuna in questo genere di cose. Però la maggior parte del lavoro è noiosa, e la potrebbe fare altrettanto bene un qualsiasi attore d'avanspettacolo.»
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