«Il fatto che i miei libri abbiano successo dà fastidio ai miei colleghi. Scrivere va bene, ma vendere è insopportabile.»
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«La regola del buon ricercatore è l'equilibrio, l'intuito, il discernimento prudente.»
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«Non giova né si assimila il cibo vomitato subito dopo il pasto. [...] Troppi libri sono dispersivi: dal momento che non puoi leggere tutti i volumi che potresti avere, basta possederne quanti puoi leggerne. [...] Leggi sempre, perciò autori di valore riconosciuto e se di tanto in tanto ti viene in mente di passare ad altri, ritorna poi ai primi. Procurati ogni giorno un aiuto contro la povertà, contro la morte e, anche, contro le altre calamità; e quando avrai fatto passare tante cose, estrai un concetto da assimilare in quel giorno.»
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«Suonavo il pianoforte fino alle otto di sera. Poi ho deciso che volevo fare la scrittrice ed ho cominciato a scrivere libricini sugli animali. A 18 anni mi elessero Miss Romagna.»
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«Quando ho iniziato a recitare ho sentito per la prima volta di appartenere a qualcosa. Finalmente non ero più quello diverso. Avevo trovato la mia tribù. Ma raggiungere l'equilibrio è stato molto difficile. Anche adesso a volte esplodo. E in quel caso è meglio non avermi vicino.»
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«"Attenzione" incominciò a gridare una voce, e fu come se a un tratto un oboe fosse divenuto capace di esprimersi. "Attenzione" ripeté la voce, nello stesso tono monotono, acuto e nasale. "Attenzione."»
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«L'enorme stanza al pianterreno era volta verso il nord. Fredda, nonostante l'estate che sfolgorava al di là dei vetri, nonostante il caldo tropicale della stanza stessa; una luce fredda e sottile entrava dalle finestre, cercando avidamente qualche manichino drappeggiato, qualche pallida forma di mummia accademica, ma trovando solamente il vetro, le nichelature e lo squallido splendore di porcellana di un laboratorio.»
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«Un edificio grigio e pesante di soli trentaquattro piani. Sopra l'entrata principale le parole: "Centro di incubazione e di condizionamento di Londra Centrale" e in uno stemma il motto dello Stato Mondiale: "Comunità, Identità, Stabilità".»
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«Su quel tronco di linea non era mai passato nessun diretto. I treni - quei pochi che vi passavano - si fermavano a tutte le stazioni. Denis sapeva a memoria i nomi di quelle stazioni: Bole, Tritton, Spavin, Delawarr, Knipswich per Timpany, West Bowlby e, finalmente, Camlet a fiume. A Camlet egli scendeva, lasciando che il treno continuasse a trascinarsi indolente, Dio solo sa dove, verso il cuore verdeggiante dell'Inghilterra.»
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«Per Lawrence, l'esistenza era una continua convalescenza; era come se fosse nato di nuovo da una malattia mortale ogni giorno della sua vita. La sua dialettica rivelava cosa vedevano i suoi occhi convalescenti.»
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«Quando andiamo a studiare un periodo storico andiamo a vedere i giornali che furono pubblicati all'epoca, insieme ai libri. Sono le cose che rimangono. Il giornalista è comunque un cittadino di quel paese che si fa carico anche di una serie di valori che quel Paese ha. Guai se fosse semplicemente un cinico personaggio che guarda soltanto alla notizia in quanto tale e tutto il resto non esiste.»
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«Lorenzaccio è quel gesto che nel suo compiersi si disapprova. Disapprova l'agire. E la storia medicea, dispensata, non sa di fatto stipare questo suo (?) enigma eroico; ha subìto e glorificato di peggio, questa Storia. Ma le cose son due: o la Storia, e il suo culto imbecille, è una immaginaria redazione esemplare delle infinite possibilità estromesse dalla arbitraria arroganza dei 'fatti' accaduti (infinità degli eventi abortiti); o è, comunque, un inventario di fatti senza artefici, generati, cioè, dall'incoscienza dei rispettivi attori (perchè si dia un'azione è necessario un vuoto della memoria) che nella esecuzione del progetto, sospesi al vuoto del loro sogno, così a lungo perseguito e sfinito, dementi, quel progetto stesso smarrirono, (de)realizzandolo in pieno.»
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«Il metodo Sharoff era un metodo fondato sul risveglio dei sentimenti. Per commuoverti dovevi fare cose turpi, come pensare che tua madre era morta. Stanislavskj beato. Io a mia madre volevo molto bene, m'aveva pure concesso di iscrivermi all'accademia, ma pensarla cadavere mi ripugnava, e comunque non mi risvegliava un bel niente. Non mi faceva piangere. La morte, in generale, non mi ha mai fatto piangere. è così incipiente. è un incipit.»
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«Aprii gli occhi. Colonne di pietra spesse come alberi salivano nella penombra verso una volta spoglia. Aghi di luce polverosa cadevano in diagonale e lasciavano intravedere file interminabili di brande. Piccole gocce d'acqua si staccavano dall'alto come lacrime scure che esplodevano risuonando a terra. La penombra odorava di muffa e di umidità . - "Benvenuto in purgatorio"»
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«Si stavano domandando se il loro destino era stato deciso dalle carte toccate loro in sorte o dal modo in cui le avevano giocate.»
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«Se solo avessi riflettuto, avrei capito che quella dedizione assoluta era un'inesauribile fonte di pena; ma forse era proprio perchè soffrivo tanto che la adoravo sempre di più, schiavo dell'eterna stupidaggine di stare dietro a chi ci fa del male.»
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