«Sono orgoglioso di ammettere di essere un fortunato omosessuale. E' stato un processo molto intenso, angosciante e doloroso ma anche liberatorio. Oggi accetto la mia omosessualità come un regalo che mi dà la vita.»
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«Andare a Parigi era a quell'epoca, ed è stato sempre, come a darsi un mestiere, a una professione o a un corso di studi. in quella gran città voleva dire imparare, capire il mondo, fiutare il vento. L'avevi passato qualche anno e magari soltanto qualche mese, poteva dare gloria per tutta la vita anche a un tipo qualunque, solo che avesse saputo raccontare le sue gesta, immancabili, perché nessuno poteva vivere a Parigi senza capitare dentro casi e vicende degne di venir raccontate.»
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«Verso la fine d'aprile del millenovecentocinquanta, non avendo trovato dalle mie parti e non pensando di trovare neppure in altri luoghi vicini, o per dir meglio in Italia, il terreno favorevole alla nuova vita che durante la guerra mi ero proposta per il caso che fossi scampato, pensai di portarmi a Parigi, senza programmi di alcun genere e solo per viverci qualche mese. Chissà, mi dicevo, che non abbia a cogliervi il bandolo di un avvio e magari a trovarvi la mia fortuna.»
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«Il vivere pareva mi si aprisse davanti come certe mattinate di primavera in campagna, quando ogni fiore, ogni foglia, ogni goccia di rugiada sembra promettere un miracolo, e la giornata che incomincia, piena d'aria e di luce, è proprio quel miracolo, quel comporsi d'ogni cosa.»
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«Ho assistito alla vita qualche volta da seduto, qualche volta in piedi, partecipando al banchetto o rimanendo a bocca asciutta, ma sempre con grande piacere.»
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«Ritornare sui posti della vita passata a compiere verifiche e rievocazioni è sempre un passo sbagliato. Non si aggiunge nulla ai ricordi e anzi si guasta il lavoro della memoria, si confondono le immagini già chiare che il tempo ha composto e si smentisce la pura verità della favola nella quale tutto può ancora vivere. Ma si vuole forse ritornare proprio per farla finita coi ricordi, per rimestarli, appesantirli, metterli in condizione di colare a fondo e di perdersi finalmente nel passato. È col ritorno che si pone per sempre una pietra sugli anni che non ci somigliano più.»
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«A una certa età non vivi le notti milanesi... Poi l'aria inquinata, il traffico. Vivo sul Lago da dieci anni, sto benissimo, coltivo l'orto e ho una barchetta per andare a pescare.»
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«Quando ero un ragazzino di dieci anni, ho letto un libro meraviglioso "Due Capitani" (di V. Kaverin). In sostanza, nella mia vita ho seguito il principio che era strano il personaggio principale di quel libro: si deve compiere sforzi e cercare. E dopo aver raggiunto l'obiettivo, a prescindere dallo scopo, si deve compiere sforzi ancora una volta. E' di grande importanza conoscere ciò per cui stai lottando.»
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«La vita è il più grande dono di Dio e su di noi incombe l'obbligo di rispettarla e conservarla sana il più a lungo possibile.»
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«Vivo la vita ai margini della società, e le regole della società normale non si applicano a coloro che vivono ai margini.»
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«Penso che la prima cosa, la più importante sia la salute, la mia testa a posto e che lavori bene, non essere ammalati, la cosa più importante è stare bene, altrimenti non godi le cose della vita.»
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«Il mondo è destinato a vivere un'altra Guerra dei Cent'anni con i suoi alti e bassi, le tempeste e i periodi di calma, ma sarà una guerra interna, civile, una guerra squisitamente politica, la cui posta in gioco consisterà nel sapere se la democrazia può trasformarsi senza perdersi, se l'utopia planetaria è realizzabile o se alla lunga e fin negli astri, avranno la meglio le ingiunzioni alterne della follia religiosa e della barbarie mercantile.»
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«Finché perdura il sistema che si combatte (nella specie, il sistema capitalistico) esso non va considerato il male, perché anche sotto di esso c'è la realtà, ossia Dio. Infatti la realtà è infinitamente più estesa del sistema, ma il sistema è infinitamente più esteso di noi: e quindi, come il sistema non coprirà mai tutta la vita, noi non potremo mai giungere ai confini del sistema e scavalcarlo.»
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«Oggi la libertà sessuale della maggioranza è in realtà una convenzione, un obbligo, un dovere sociale, un'ansia sociale, una caratteristica irrinunciabile della qualità di vita del consumatore.»
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«Non illuderti: la passione non ottiene mai perdono. | Non ti perdono neanch'io, che vivo di passione.»
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«Non ha importanza dove si è nati, quando come e dove si sono avuti i primi approcci con il calcio, per diventare un appassionato, un tifoso. Il tifo è una malattia giovanile che dura tutta la vita. Io abitavo a Bologna. Soffrivo allora per questa squadra del cuore, soffro atrocemente anche adesso, sempre.»
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«Io so questo che i napoletani oggi sono una grande tribù che anziché vivere nel deserto o nella savana, come i Tuareg e i Beja, vive nel ventre di una grande città di mare. Questa tribù ha deciso - in quanto tale, senza rispondere delle proprie possibili mutazioni coatte - di estinguersi, rifiutando il nuovo potere, ossia quella che chiamiamo la storia o altrimenti la modernità. È un rifiuto sorto dal cuore della collettività contro cui non c'è niente da fare.»
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«Per questo io vivo quasi sempre in casa, e non esco che in gondola o in carrozza, perché non posso camminare per male di petto ossia strettezza di petto.»
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«Nella vita ho sempre paura di essere ferita. Forse è una protezione inconscia, mi circondo di persone di cui so che posso fidarmi. I miei più cari amici li conosco da vent'anni, ho estrema fiducia in loro, mi fanno stare bene.»
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