«Non vivo mai il confronto con nessuno. Non avrei neppure il tempo di sentirmi in competizione. Preferisco concentrarmi sul mio lavoro e cercare di fare un buon prodotto.»
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«In Italia è molto difficile trovare un politico simile a Obama, anche per un fatto di tradizione e cultura. Il rinnovamento è molto più complicato e lento. E non solo in politica. Se porti un'idea nuova ti si buttano contro e cercano di ostacolarti. Ognuno difende il proprio pollaio. Siamo un paese che si unisce davvero solo per i Mondiali di calcio, o eventi di grande impatto emotivo. Cambiare questa mentalità è praticamente impossibile. Solo all'estero riscopriamo l'orgoglio di essere italiani. Ci vorrebbe un gran lavoro per diffondere, specialmente tra i giovani, più senso civico e più fiducia nelle istituzioni.»
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«Non tutti purtroppo capiscono l'ironia. E invece fa sorridere ed è importante averla anche verso se stessi, specie per chi è fortunato e fa un lavoro come il mio.»
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«Sogno di lavorare per la tv USA. Ciò succede se riesci a parlare l'inglese senza inflessioni e se vai spesso lì a coltivare i contatti giusti. Anche per questo ho comprato casa a New York. In America hanno un grande successo molti conduttori che, come me, puntano sulla vena ironico-satirica: David Letterman, Conan O' Brien, Jay Leno... Purtroppo sono quasi tutti uomini, ma proprio per questo una presenza femminile non guasterebbe. Poi, lì la logica dei reality entra un po' in tutti i programmi, quindi io ho anche l'esperienza giusta. Insomma, mi piacerebbe molto.»
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«Se si può conciliare il lavoro con il sentimento, o la passione, tanto meglio.»
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«Gli impiegati andrebbero murati in casa. La domenica. Murare le finestre. Magari non in cemento, con dei mattoni forati. Quando vanno al lavoro possono sbizzarrirsi. Inalare qualche boccata di smog. Altro che verdi. Ecologicamente, la presa d'aria deve essere letale.»
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«Lavoro da quando ho 17 anni ma sento sempre addosso una grande responsabilità . Mi consolo perchè l'emozione ce l'hanno i grandi artisti. Oggi vedo questi ragazzi di 16-20 anni a cui insegnano a essere sfacciati. A loro do un consiglio: emozionarsi sempre.»
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«Ho sempre desiderato fare questo mestiere, ci ho sperato e soprattutto ci ho creduto.»
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«Lavoro e studio. Finchè la vita regala scoperte ti arricchisci e resti giovane. Quando subentra la noia e le voglie se ne vanno, sei al crepuscolo. La mia esperienza di passaggio da vedente a non vedente mi ha insegnato che non è terribile ciò che sembra terribile ma spesso si rivela terribile ciò che non sembrava terribile.»
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«Onestamente credo che tra i calciatori di gay non ce ne siano. In quarant'anni non ne ho mai conosciuti, nè nessuno che ha lavorato con me in tutto questo tempo e in tante squadre me ne ha mai raccontato. Penso, piuttosto, che ci possa essere qualcuno che abbia qualche tendenza, ma che non vada in giro a fare proposte o a mettere i manifesti. Questo vuol dire non vivere alla luce del sole la propria omosessualità . Credo che al mondo esista una sola razza, quella umana. Per questo non escluderei un gay, come un nero, dalla Nazionale. Penso, tuttavia, che sarebbe difficile, per come siamo fatti noi calciatori, che un giocatore omosessuale possa vivere la sua professione in maniera naturale.»
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«Quando me ne andai da Milano la notizia che ero stato nominato direttore all'Opera di Vienna fu pubblicata nel momento in cui stavo partendo. Ma è chiaro che dietro a quella scelta c'era stato un processo di anni. Per fortuna c'è sempre un'evoluzione. Per la Scala avere un direttore musicale come Muti ha rappresentato un'evoluzione. E per me è stata un'evoluzione poter lavorare prima a Vienna e poi a Berlino.»
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«Ho seguito un percorso fatto di studio ed esperienza, e di attraversamenti delle diverse civiltà in cui ho vissuto e lavorato. Ho capito di essere molto fortunato. Non solo per le cose belle che ho avuto: la musica, i figli, l'amore per la vita. Ma anche per l'operazione che ho subito, che mi ha costretto a rallentare i ritmi di lavoro e a farmi vedere con più chiarezza che cos'è importante.»
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«Mi piace lavorare in città piccole e vive, e in regioni dove si fa davvero cultura, come l'Emilia Romagna, ricca di iniziative per rendere il nostro mondo più vivibile.»
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«Il mio paese, la Repubblica Ceca, era comunista e non esisteva il lavoro di modella. Posare per le riviste era un hobby. Non ho mai pensato di fare la modella. In Italia invece tutte le ragazze vogliono fare le modelle perchè hanno sotto gli occhi vetrine, giornali e passerelle.»
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«Piacerebbe a tutti poter fare della propria passione il proprio lavoro. E' una cosa che cambia la vita, se ti va bene, se hai successo. Allora sei contento di aver fatto quella scelta.»
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«Leggevo i soggetti di mio padre e mi chiedevo quanta fatica c'era dietro quel lavoro. In molti casi cominciavo, magari facevo i primi numeri e poi lasciavo stare, perchè facevo fatica, mi sembrava di non esser capace. Spesso mio padre interveniva e portava avanti le cose.»
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«Ho affrontato tematiche che personalmente non condividevo, io che non amavo i gialli ho dato retta a chi mi ha detto di provare a farli. In fondo, per quanto uno personalizzi il proprio lavoro, non puoi dire "faccio solamente quello che piace a me", e allora ti fidi dei collaboratori.»
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